Il Romanista – L’hanno alzata in venticinquemila

Si è trasferita in tribuna Tevere, stasera, la Sud. Con bandiere e striscioni al seguito – a cominciare da quello del “no all’art 9” – ma soprattutto con la voce, quella che da sola riempie lo stadio. Sono tutti lì, i gruppi, fedeli come sempre, nello spicchio che confina con i Distinti Nord. Un colpo d’occhio niente male, visto il pieno che si estende fino ai Distinti Sud. Sembrano anche più dei 20-25 mila preventivati, i tifosi presenti. Con la gente che continua ad arrivare, anche a partita iniziata, e non lascia libero nemmeno uno strapuntino, anche nel parterre in basso. Inutile dire che fa un certo effetto vedere la curva storica della Roma interamente vuota, al pari di quella che le sta di fronte. Così come fa impressione sentire arrivare da un settore diverso dal solito quei cori che ascoltiamo puntuali ad ogni partita.

Roma campione”, continua a ripetere la “Sud”, ma anche “Roma alè, Roma alè”. C’è spazio, purtroppo, anche per intonarne uno, di cattivo gusto, rivolto a Pessotto, di cui non si sentiva certo la mancanza. Meglio allora il “vaffa” indirizzato alla Juve nel suo complesso. A conferma di una rivalità che risale a quando la maggior parte dei ragazzi in campo non erano ancora nati. Giocano, comunque, i ragazzini di Alberto De Rossi, trascinati da un pubblico che soltanto pochi di loro hanno già avuto modo di saggiare in queste proporzioni. L’avevano già sperimentata a Torino, quella sensazione forte, che solo un impianto in cui giocano i più grandi sa darti.

L’emozione dura poco: il tempo che Tallo commetta un’ingenuità che gli costa l’ammonizione, per aver colpito il pallone con un braccio anziché di testa, che Ciciretti manda sul palo un’occasione d’oro per andare in vantaggio. A seguirli, In tribuna, c’è tutto lo staff tecnico e dirigenziale della società. Con Baldini e Sabatini che proprio sulla crescita di tanti di loro hanno scelto di impostare una politica di ricostruzione della squadra. E Luis Enrique e Bruno Conti che, sul piano tecnico, sono qui per godersi i frutti del lavoro svolto nel settore giovanile giallorosso. L’uno guardando in prospettiva, l’altro assaporando stasera quanto si va raccogliendo. C’è anche Damiano Tommasi, in tribuna autorità, così come non manca, sia pure più defilata, la signora Maria Sensi. E una presenza significativa di tifosi c’è anche in tribuna Monte Mario. Nell’intervallo, è il momento di uno striscione che cita una canzone di Franco Califano di trent’anni fa. “Chi vi vuole prigionieri – recita la scritta – non lo sa che non c’è muro che vi stacchi dalla libertà”.

Il Romanista – Maurizio Macedonio

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