Conte, Italia da Europei: “Ora ho un gruppo è difficile che lo cambi”

conte buffon

La Repubblica (E.Currò) – Stasera all’Olimpico con la Norvegia la prova d’orchestra della Nazionale di Conte sarà più sacchiana che felliniana, più fideistica che amara: mira alla dimostrazione della felice prevalenza degli schemi sugli individualismi, del gruppo già cementato sulle presenze saltuarie, per quanto talentuose, così il contumace Balotelli è avvisato. Ma l’esito della prova varrà anche come segnale, nella missione della Figc per indurre il ct al difficile rinnovo del contratto. Il presidente Tavecchio ribadisce che all’estero magari sì, ma in serie A nessuno può offrire a Conte le stesse condizioni economiche della Nazionale, né tanto meno gli stessi pieni poteri (è stato lui a imporsi per confermare Di Biagio all’Under 21).

Il fedelissimo Chiellini, 80 presenze stasera,vuole Conte fino al Mondiale 2018: parla a nome della squadra: «Mi piacerebbe averlo ancora come guida». Il corteggiatissimo commissario tecnico sul contratto glissa e sparge fumo, accettando il paragone tra le emozioni di un Europeo e di una Champions («sono due competizioni che mi intrigano»), cioè tra la Nazionale e un club. Il succo è che per ora non ha deciso niente, che oggi ha in testa Euro 2016 (“ho sempre invidiato i ct che avevano la fortuna di vivere un Europeo o un Mondiale”) e che non vede correlazione tra la firma del contratto e il risultato. La storia dimostra in effetti che Lippi, già sull’uscio, vinse il Mondiale 2006 e che Prandelli, certo di restare, si dimise dopo il tracollo brasiliano. «Spero di essere giudicato per il mio lavoro, non solo per il risultato».

Tavecchio per l’Europeo ha fissato l’obiettivo minimo della semifinale, Conte sull’argomento è secco. «Raggiungeremo quello che avremo meritato. Non partiamo con i favori del pronostico». In un Olimpico non pieno (20 mila presenze, la proiezione è di 30 mila al massimo), l’Italia già qualificata per l’Europeo e decimata a centrocampo dalle assenze (Parolo, Verratti, Pirlo, Marchisio, De Rossi) dovrà dunque lanciargli un altro bel segnale, dopo Baku. La Norvegia deve vincere, per essere certa di respingere l’assalto della Croazia al secondo posto della qualificazione. Si tratta dunque del perfetto esame tattico e mentale per una Nazionale ormai praticamente blindata.

E’ nelle difficoltà, teorizza il ct, che si forma un vero gruppo: la trasferta vincente in Azerbaigian è diventata uno spartiacque difficile da superare per chi non c’era, se non per giustificati motivi, come appunto l’infortunato Marchisio e lo squalificato De Rossi. Ora lo spiraglio è minimo per Balotelli, Insigne e Berardi. D’ora in poi dovranno fare sfracelli, per sovvertire le gerarchie. «All’Europeo mancano ancora 8 mesi, ma la qualificazione è stata raggiunta con un determinato gruppo e questo peserà. Per entrare, bisognerà dimostrarsi nettamente superiori a chi ha fatto le qualificazioni. Soprattutto dopo l’Azerbaigian, non bastano 1-2 partite buone o 3 gol o le spinte di correnti che possono soffiare da nord o da sud». Se i problemi uniscono, questa è la partita giusta. La moria a centrocampo (l’infortunio di Parolo, 40 giorni, ha fatto infuriare il presidente della Lazio Lotito, presentissimo a Baku) spinge Conte a abbandonare il 4-2-4 per tornare alle sicurezze del 3-5-2, con Montolivo rilanciato dall’emergenza al posto di Verratti e Barzagli e Soriano per Candreva ed El Shaarawy. «La squadra ha conoscenze tattiche tali che può superare anche momenti di difficoltà». Prova d’orchestra, appunto.

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