Antonio Conte, un ct alla sbarra. Dopo oltre quattro anni di inchiesta, il calcio italiano, rappresentato dall’allenatore della nazionale e da altri 103 imputati, arriva finalmente davanti a un giudice per il Calcioscommesse.
Per numeri e rilevanza mediatica, quello che si aprirà il prossimo 18 febbraio nell’aula magna del tribunale di Cremona davanti al gup Paolo Beluzzi sarà una sorta di maxi processo. Anche per questo, l’udienza preliminare si preannuncia assai complicata anche «alla luce delle croniche carenze di collaboratori amministrativi». Il processo è stato interamente digitalizzato «attraverso soluzioni ad alto contenuto di tecnologia» 80 file corrispondenti agli 80 faldoni di cui è costituita l’inchiesta che riguarda una sessantina di partite tra Serie A, B e Lega Pro e nella quale sono coinvolti anche numerosi big. Oltre a Conte, ci sono Signori, Doni, Colantuono e Mauri.
Innegabile che il protagonista sarà il ct. Il quale dovrà rispondere di uno solo degli episodi di frode sportiva per cui era originariamente indagato. Albinoleffe-Siena del maggio del 2001. Conte e il suo vice secondo la Procura,hanno contribuito «all’alterazione del risultato della partita non impedendo l’evento illecito, nonostante il dovere di sorvegliare la condotta morale e sportiva dei calciatori». Una «forzatura » secondo gli avvocati di Conte: «Si è passati da una condotta attiva contestata nell’avviso di chiusura della indagini a una condotta omissiva», ha spiegato l’avvocato Leonardo Cammarata. Che ha anche sgomberato il campo da qualsiasi dubbio riguardo un’ipotesi di patteggiamento. «Lo escludo nel modo più assoluto». Difficile ma non impossibile che la decisione del giudice possa arrivare prima degli Europei.