“A Napoli per fare un risultato importante“. Quasi una richiesta, quella di Luis Enrique ai propri giocatori. Perché dopo i malumori della settimana, tra lo sfogo di Totti e il rimpasto societario, alla Roma impantanata in una classifica deludente servono i tre punti. Anche se l’avversario, il Napoli di Mazzarri, non è certamente l’ostacolo più semplice da trovare sulla propria strada. Lo sa anche Luis: “Credo che l’obiettivo di domani sia andare contro una grande squadra e in uno stadio caldissimo a fare una grande partita“.
Per una volta, l’allenatore asturiano lascia a casa la pretattica e spalanca il campo all’uomo della settimana in casa romanista: Francesco Totti. “Francesco ha fatto la miglior settimana di lavoro, ho visto la sua migliore versione e mi aspetto moltissimo da lui“. Alle spalle anche quei malumori che avevano fatto dire al capitano della Roma di aver iniziato a valutare un possibile addio. “Ho parlato in settimana con lui, l’ho visto felice come sempre. Voi lo avete sempre detto, Roma è una piazza diversa, l’ho visto recuperato a livello fisico. Con lui ho un ottimo rapporto, sia se gioca che se non gioca. Adesso sta bene, ha dimenticato l’infortunio e può battere tutti i record a cui è vicino. Non segna? Segnerà sicuro, lo ha sempre fatto. Ed è sempre nel progetto della societa“. Conferma di una volontà forte di continuare a puntare su un Totti in campo dal primo minuto. Magari, con De Rossi ancora in difesa. Oppure no? “Io non ho dubbi, sono sicuro della scelta. Ma non ve lo dico, lo dirò prima ai giocatori. Gli infortuni di Kjaer e Burdisso mi dispiacciono, ma in una stagione capita e la squadra sta lavorando per supplire ai loro infortuni“. E allora, largo al nuovo arretramento del regista? “Mi è piaciuto molto contro la Juventus, è stato bravissimo. Quando è in difesa migliora la nostra uscita con la palla, ma perdiamo un uomo importante a metà campo“. Piú facile vederlo in mezzo, allora. Anche per arginare le qualità degli avversari.
“Non mi sono italianizzato, non parlo neanche la lingua“. Ci tiene a puntualizzarlo Luis, quando gli si chiede se abbia intenzione di riproporre la Roma più accorta vista contro la Juventus. “Andremo a Napoli a fare il possesso di palla. Se poi il possesso sarà a loro favore saranno stati più bravi di noi“, il pensiero del tecnico romanista. E a chi lo ha criticato (“avete sentito critiche? No, vi sbagliate…”, ironizza), per aver snaturato la squadra, spiega: “Pjanic su Pirlo? Volevo avere un giocatore offensivo sul loro miglior giocatore. Un giocatore che sa attaccare bene posso convincerlo a difendere bene. Il contrario no, perché per attaccare serve fantasia. La motivazione è andare avanti e migliorare ogni anno. Ma serve tempo, non si cambia se prendi un allenatore diverso o giocatori diversi“. Quasi una retromarcia rispetto al recente “mai dire mai“. Ma non chiedetegli di darsi un voto: “Datemelo voi un voto. Merito rispetto“. Quasi risentito, anche se di fronte a una domanda innocua.
Colpa, forse, di quella classifica un po’ così che i prossimi impegni – dopo il Napoli, si va a Bologna – rischiano persino di peggiorare: “Dopo cinque mesi e mezzo ho visto il progresso. Ogni settimana, ogni giorno. Vedo voglia di fare il nostro gioco, una voglia migliore. Sono contento del loro rapporto con me. Certo, sarebbe meglio per tutti se arrivassero i risultati e se arrivasse un po’ di fortuna“. Intanto, se la cerca in casa, rispolverando Borriello: dopo averlo criticato dopo Roma-Juventus, ora è pronto addirittura a promuoverlo titolare: “L’ho visto bene, forse perché è Natale e sono tutti più felici“. Applausi, anche, per Cavani, il più temuto avversario di domani: “Mi ha sorpreso la sua qualità in campo. Pensa velocemente come poter aiutare la squadra, come gli attaccanti di Barcellona e Real che sono le più forti d’Europa“. Abbastanza per tradire un nervosismo che, a conferenza finita, lo ha portato a rispondere male a un cronista che provava a spiegargli di essere stato frainteso in sala stampa: “stai zitto“, la replica dell’allenatore. Silenzio, allora. Almeno fino a domani.
Repubblica.it – Matteo Pinci