Franco Baldini ritorna nella “sua” Roma dopo 6 anni e mezzo di esilio volontario per incompatibilità con l’allora gestione politico-societaria dei Sensi (ritenuta troppo vicina al palazzo dopo le battaglie contro Moggi e Galliani degli anni precedenti). L’altro ieri i saluti, le strette di mano (emblematica quella con Francesco Totti dopo le polemiche estive tra i due) e la riunione fiume con i dirigenti all’interno del centro tecnico Fulvio Bernardini, oggi la conferenza stampa di presentazione del nuovo direttore generale dell’AS Roma entrato ufficialmente nel vivo del progetto Roma, dopo il rinvio di ieri a causa del forte maltempo. La conferenza ha avuto inizio alle ore 13,30 nella sala stampa di Trigoria.
RITORNO – “Il motivo del mio ritorno? Sono 10 mesi che ci penso e ancora non ho la risposta. Ho detto si e basta. Ho detto di sì senza neanche considerarla, quando ho parlato con Tom DiBenedetto gli dissi non c’è una ragione per cui debba lasciare la qualità della vita che ho a Londra e un lavoro che mi lascia tanto tempo libero, non c’è motivo per cui io debba tornare in un posto dove c’è il tutto contro tutti e gli dissi di si, non c’è una risposta. Ho detto si. Non è una rivincita essere tornato. Rivincita è aver perso qualcosa prima. Io dagli anni della Roma ho avuto amore sconfinato dalla gente, assolutamente immeritato, più idealizzato, perchè rappresentavo certe battaglie anche con il presidente, perchè abbiamo vinto lo scudetto. Sono andato via perchè la politica era cambiata, e io nel giro di pochi mesi forse sarei stato mandato via io. Il rapporto è finito, ma tutto lì, nessuna rivincita. Le stesse facce possono cambiare. Le persone fanno un percorso e si spera che questo percorso le possa migliorare. Spero e fermamente spero di essere migliore di qualche anno fa. Contatti veri è stato intorno a dicembre, gennaio. Una telefonata l’ho avuta a marzo e il primo incontro con DiBenedetto l’ho avuto a Firenze ad aprile. Poi abbiamo aspettare di fare il closing. Ruane e D’Amore non li ho incontrati. In questa Roma ci sono io, la scelta di Sabatini la rivendico, anche se non rimarrà a lungo viste la quantità di sigarette che fuma. E anche quella di Fenucci. C’è tanto di me in questa Roma.Questo è un mestiere in cui si fanno delle scelte e si possono anche sbagliare ma questa società ha delle potenzialità. Quanto tempo ci vorrà però non lo so. Se nel mondo ci sono società come il Liverpool che non hanno le potenzialità di Roma con il tempo nel giro di qualche anno possiamo essere al top. C’è tanta passione e tanta italianità negli americani. Vogliono fare buisness, ma non una speculazione. Ho trovato un ambiente dove viene concesso straordinariamente del credito verso quest’idea. È un patrimonio che non va disperso. Nonostante qualche delusione tutti voglio dare tempo e aspettare come vanno a finire le cose. Tutti sappiamo come in certe piazze la reazione sia cruenta, e invece c’è un’aria di speranza, pazienza. Mi aspettavo meno di questo credito, e mi fa piacere scoprire il contrario. Modello americano, spagnolo, inglese? Vediamo cosa si potrà fare, non ci deve essere l’imposizione di uno sugli altri. I mondi stranieri non sono dorati, hanno vantaggi e problemi. La tendenza dev’essere prendere le esperienze positive ovunque esse maturino. Di Roma non mi è mancato niente. A parte che a Roma sono regolarmente tornato, una due volte al mese. Non me la sono fatta mancare. Godersi Roma da passante qualsiasi ha tutta un’altra qualità rispetto a uno che ci lavora. Me la sono goduta anche di più, quindi non sono tornato perché mi mancava. Non so perché, ma non è per questo”.
TUTTI CONTRO TUTTI – “Il primo problema grosso sono i biglietti. E’ difficile spiegare alla proprietà americana con un’altra cultura la chimera del biglietto omaggio. Lo status symbol non è essere in Tribuna ma permettersi di comprare i biglietti. In Inghilterra è diverso: i più facoltosi sono coloro che spendono di più per il biglietto, non è una rivoluzione, sono tutte piccole cose che si potrebbero fare. Una delle cose più importanti e non anelare al posto come se fosse il riconoscimento che tu sei qualcuno, sei qualcuno compratelo, così potremo avere ricavi più consistenti. La prima cosa che ho deciso e che io non avrò un solo biglietto omaggio per tutta la stagione, quando voglio invitare qualcuno ne comprerò uno due e inviterò le persone, mi farò tanti nuovi amici…”.
DE ROSSI – “La questione occupa un posto importante. Ho parlato con Daniele ma il mio interlocutore per il contratto è il suo procuratore. Incontrandolo 10 minuti, l’ho trovato molto sereno, maturo. Era un pò di anni che non lo vedevo, mi ha fatto piacere trovarlo così bello, intendo tutto. Gli ho detto che se hai voglia di restare non importa quanto ci metteremo ma il contratto lo faremo. Lui mi è sembrato orientato a voler trovare un accordo per restare. Ci proveremo in tutti i modi, poi con le nostre finanze non riusciremmo a prendere uno forte come De Rossi”.
TOTTI – “Complimenti ai tecnici della Roma che hanno fatto fotografie e poi ci hanno lavorato con Photoshop. Eravamo in realtà molto tesi, no scherzo. Non c’è niente da spiegare. A Totti avevo anche detto se aveva letto bene quell’articolo o se se l’era fatto leggere. A me sembrava in quell’intervista di aver speso più amore che altro. Quando ho detto che a 35 anni può giocare per altri 4-5 anni potevo essere accusato per diffamazione. Io poi ho specificato che può giocare ancora così tanto se smette di lasciarsi usare. Io per primo come società l’ho fatto nel 2004 ai tempi della ricapitalizzazione. La società l’ha usato per metterci la faccia, Quante volte è stato usato per altre cose che non fosse giocare? E uno del suo talento alla sua età deve solo pensare a giocare. Il talento non è mai stato discusso. In tutto questo si è innescato il problema che Luis Enrique non lo faceva giocare. E allora si è iniziato a parlare di complotto. Allora gli ho mandato un sms dicendo di parlarne. In quell’intervista definivo lui pigro, ma non era lui pigro, ma la pigrizia è quella di lasciarsi coinvolgere in certi aspetti. Io da parte della società gli chiederò quello che si chiede a tutti i giocatori. Io lo voglio mettere nele condizioni di essere normale, è questa la rivoluzione Non è una critica nei suoi confronti. Il giorno dopo l’intervista avrei potuto chiarire come ora la mia posizione ma ho preferito che se ne parlasse per vedere che succedeva. Mi sono preso insulti, fino a che non ho avuto modo di capire con lui. Ci sono voluti 5 minuti, con lui ho sempre avuto un rapporto semplice. Non può essere altrimenti con lui. Non ho mai temuto di perderlo. Totti il più grande calciatore degli ultimi 30 anni di calcio italiano, ma non è che se dice che un albero è verde mentre invece è secco è giallo, allora l’albero è verde. Se gli chiedo di discutere sul suo ruolo se ne può parlare, le verità, che non sono mai assolute, vengono fuori dal confronto. Si può avere torto o ragione. Ci può stare che una volta su un milione che abbia ragione io. Di Totti e con Totti si può parlare, e facilmente, con lui si può”.
ESTERO – “Ho visto che in Spagna il calcio è migliore che in Italia, in Inghilterra è migliore che in Spagna. Ho bisogno dell’utopia, l’uomo ne ha bisogno, non è detto che faccia male. Fuori ho trovato cose godibili. Come dice Luis Enrique è più importante il percorso, il cammino, che la meta. Durante quel percorso, come dice Fiorella Mannoia, uno quando impara a sognare non smette più”.
SOCIETA‘ – “Una cosa che vorrei fare? Pensare ogni singolo momento alla Roma. Mettere il bene della società davanti al bene personale. L’istinto di spravvivenza ti porta a difendere i propri interessi. Se io riuscissi a mettere sempre e comunque la Roma davanti a me non avrò rimpianti. Il ruolo che ho è quello di coordinare le varie attività che si svolgono, che hanno delle figure importanti. Fenucci è l’amministratore delegato e si occupa dell’amministrazione, Sabatini ha responsabilità sportive, io quella di sovraintendere e coordinare le molteplici attività della Roma e cercare di renderle armoniche, e che portino insieme lo stesso messaggio. Loro sono più importanti di me dal punto di vista specifico, io penso ad un punto di vista complessivo. L’intenzione della società è di vincere nel più breve tempo possibile, ma non posso e non voglio darmi una scadenza. Molto dipenderà da come usciamo da quest’anno in cui si può formare il nocciolo, la filosofia di questo modo di giocare. Poi si può essere più precisi l’anno prossimo, magari con due inserimenti, e si potrà dire cosa possiamo fare. Di sicuro è un progetto a termine medio-lungo. C’è una determinazione nel costruire qualcosa e di metterci il tempo che ci vuole. La Roma è abituata ad aspettare 18 anni, aspettare due anni non sarà un problema. Io vicedirettore? No, non è vero. Ci sarà il consiglio di amministrazione giovedi prossimo e saranno stabilite le cariche. Io ho avuto un colloquio con loro in un albergo e la prima cosa che ho chiesto a loro prima di sedermi era: ‘volete fare speculazioni con la Roma’? Perché dovevo ancora decidere se accettare. E loro mi hanno detto che volevano fare qualcosa di buono per questa società, per le loro origini italiani e per la voglia di fare qualcosa di buono abbinato al loro nome”.
LA CASTA – “Quando ho pensato che c’era una casta, io l’ho detto. Non sono in grado di dare una risposta del genere, sono appena tornato. Il calcio per me ha rappresentato una cosa talmente godibile che ho detto ‘fammi andare a vedere se posso farlo da un’altra parte’. Noi siamo pronti a recepire qualsiasi messaggio: l’Udinese ad esempio sta provando a giocare senza barriere, la Fiorentina l’anno scorso faceva il terzo tempo …. non ho le soluzioni in tasca. Non ho elementi per giudicare il corso delle altre squadre, ma vorrei cogliere tutti i segnali che possano istruirci”.
IDEA ROMA – “Una squadra importante, una filosofia di gioco, andare allo stadio deve diventare un piacere. Mi piace più parlare di idea, piuttosto che di progetto. L’idea di una squadra che possa produrre un gioco. Potendo fare uno, due, tre inserimenti giusti ogni anno penso possa essere la Roma che vogliamo che diventi. Abbiamo bisogno della cultura sportiva ma di sostenerla con risultati concreti”.
CALCIOPOLI – “Lei fa riferimento a una telefonata in cui la trascrizione è una cosa, il tono era un altro. Era ‘cazzeggio’. Io non osavo immaginare un ribaltone, non sono rimasto su piazza a fare il direttore sportivo. C’era speranza si, ma non lo immaginavo. La speranza è abbastanza condivisa”.
LUIS ENRIQUE – “ Su Luis Enrique, mi è stato detto di parlare con lui, e ho visto non sul piano tecnico, ma la persona che era. Parlammo un paio d’ore, poi gli dissi che avrebbe parlato con Sabatini della parte tecnica. Ovviamente avevo avuto un approccio con Guardiola, gli dissi se ti va di fare un salto a Roma…lui mi disse di aspettare qualche anno. Ma Luis mi è piaciuto, l’ho adorato subito come persona. I fatti mi hanno dato ragione, come persona. Perché ha un grande ascendente sui giocatori, perché non li conquisti se non hai credibilità. E questo è un grande punto di partenza. Ma fantastico, lui ieri mattina pioveva e per non arrivare tardi a Trigoria è partito alle 5. E’ davvero forte. E’ vero, che è alla sua prima esperienza. Ma il vero delitto non è nel non fare gli sbagli, ma nel non trarne insegnamento. In tutti i libri si parla di sbagli in amore e nel mondo, eppure si continua a farne. Lui è un grande allenatore, ha tutte le caratteristiche per vincere subito. Ma dobbiamo dargli gli strumenti giusti”.
ARBITRI – “Con le mie esperienze spero di essere cambiato e spero, credo anche, che sia cambiata anche la classe arbitrale. Io però non ho imposto niente, ho detto che a me piace un calcio in cui non si parla per niente dell’arbitro. In Inghilterra è considerato un particolare. Quando l’ho detto a Luis Enrique mi ha detto che non si è mai interessato dell’arbitro, perfetto. Poi abbiamo parlato del ruolo importante del settore giovanile. Quindi non ci sono imposizioni, se dai dei messaggi poi speri che vengano recepiti da tutti, ma è un processo lungo. Una volta che passa questo tipo di calcio, un calcio meno velenoso, ne guadagneremo tutti. Non è nei rapporti con la classe arbitrale che ci deve essere un cambiamento, c’è una percezione della classe arbitrale che deve essere cambiata. È un fatto sostanziale, se i miei giocatori riescono a percepire l’arbitro come una parte accessoria, giocano più tranquilli. Ma devono essere loro a percepirlo, non devono pensare che il risultato possa dipendere dall’arbitro. Dalla tifoseria c’è l’aspettativa di avere un po’ di pazienza, e sembra che ci sia stata concessa. Mi aspetto quello che sento: io sostenevo che questa fosse la piazza adatta per questo tipo di idea, la romanità è uno stato dell’anima che io non potrò avere, i tifosi non siamo noi che ci lavoriamo, il tifoso vero è quello per il quale il tifo è un costo, in termini di spesa emotiva. Mi aspetto che possano partecipare a questo tipo di condivisione”.
RESPONSABILITA‘ – “Sono terrorizzato, è tanta la responsabilità. Questo tipo di credito è una cosa completamente nuova per me, sono sempre andato nei posti da perfetto neofita e per poi conquistarmi la fiducia piano pano, lavorando, che è più facile. Prima non avevo niente da perdere e tutto da guadagnare, adesso è il contrario, quindi sì, ho paura, ma mene farò una ragione”.
FAIR PLAY – “Intanto speriamo esplodano i ragazzi giovani acquistati. Il discorso comunque non si risolve in due battute. Speriamo che nel contempo che loro esplodono noi abbiamo implementato i ricavi. Ci sono già delle attività in studio per capire come migliorare i guadagni tramite merchandising, stadio e altri settori”.
STADIO – “Lo stadio è molto importante. Dobbiamo mantenere viva la sensazione che costruiamo qualcosa di importante e pensare che con uno stadio si possono aumentare i ricavi..”.
ROSELLA SENSI – “Se si presentasse l’occasione andrei con lei a prendere un caffè, in veste di rappresentante della Roma, non solo vorrei ma dovrei. Lei rappresenta un’istituzione, io una società. Non potrei fare altro. Le cose di rappresentanza hanno un valore diverso dai rapporti personali”.
CAPELLO – “Non ho mai pensato a lui. Ci vogliono certe persone per fa re un certo tipo di percorso, lui non è mai andato a costruire qualcosa dove c’è bisogno di aspettare. Quando alla Roma c’era qualcosa di ricostruire da capo, se n’è andato. Lui solo sa gestire una squadra di tanti campioni, ma qui siamo agli albori”.
CRITICHE – “Accetto le critiche e il confronto, continuamente. Ma non troverete confronto di fronte a calunnie e falsità. Io però sarò sempre disponibile al confronto. Lo stadio è un esigenza, è quella la strada che bisogna percorrere. C’è bisogno di una propria casa. Sono sicuro che ce la faremo, non so quanto ci vorrà con questa legge”.
BIGLIETTI – “Sui biglietti, a inizio campagna abbonamenti, era stato specificato che nelle partite top ci sarebbero state delle maggiorazioni, tra l’altro inferiori a quelle degli altri stadi. A Lecce-Milan costa una curva 30 euro, a Roma-Milan 22 euro. Noi volevamo anche incentivare la gente ad abbonarsi”.
FEDERAZIONE INGLESE – “Ho dovuto accettare una collaborazione per le prossime due amichevoli perché devo lasciare tutto com’era programmato a chi mi sostituirà, che ancora non c’è. Devo lasciare uno start-up in piedi e non potevo esimermi. Già ridurrò il tempo per le amichevoli, prima stavo 10 giorni con la squadra, ora starò solo il giorno prima della partita, oltretutto gratis. Per un breve periodo di tempo non avrò il contratto né con uno né con l’altro. La firma arriverà quando mi metterò a sedere con il Cda quando questo sarà definitivamente compiuto. Ma non ho mai discusso di questo. Ci sono miliardi di lavori di eguale responsabilità che però non ti fanno guadagnare così, quindi per me non è un problema”.
TESSERA DEL TIFOSO – “Proseguiremo nella legalità, ma cerchiamo di mettere in piedi gli strumenti che possono rendere il più frequentato e frequentabile possibile. Ma non per i ricavi economici, ma per cercare un ambiente in cui le partite si possano vedere. Celtic-Ranges è uno spettacolo di serie C, ma lo spettacolo dello stadio dovete vederlo. L’atmosfera è parte integrante del gioco, preponderante anzi. Quella è la strada che vorremmo percorrere, nel massimo rispetto della legge”.