Con Pioli e Garcia la città eterna diventa più europea

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Cronache ed essenza della Capitale, a volte, sono così sopra le righe da trasformare la quotidianità in eccesso, rendendo così apparentemente difficile la pratica della normalità. Roma, in fondo, pare sempre stretta nella tenaglia che va dalle malinconie stomachevoli di Mafia Capitale agli stordimenti estetici della Grande Bellezza. Anche il calcio cittadino, perciò, sembra rifuggire dal banale, tant’è che trovare la più importante citta d’Italia precedere in classifica Milano e Torino – storiche padrone del pallone nazionale – dà quasi l’impressione di assistere a una rivoluzione. Il campionato racconta come la squadra biancoceleste (terza) e quella giallorossa (quarta) raccolgano insieme 29 punti; più di Milano (25) e Torino (21).

Ma è davvero una sorpresa così grande? Eppure solo a maggio la classifica sanciva come Roma e Lazio fossero seconda e terza forza della Serie A. E allora, a dispetto delle scarse simpatie che di questi tempi la Politica attira sulla Città Eterna e dello stesso scetticismo dei tifosi, forse siamo in presenza di un cambio di tendenza che potrebbe durare nel tempo. D’altronde, con l’eccezione della Germania – che ha in Berlino un incrocio di vicende storiche troppo più grandi del calcio – quasi tutti i Paesi europei hanno nelle rispettive capitali la capacità di esprimere una o più squadre di vertice. Londra, Madrid, Lisbona, Amsterdam, Atene, Vienna, Parigi e via sgranando il rosario della geografia, ognuna racconta storie di protagonismo, mentre Roma assomma in tandem appena 5 scudetti. Troppo poco per rendere giustizia persino all’economia, se è vero che il prodotto interno lordo della Capitale, nel 2014, è al 95° posto tra i Comuni d’Italia, cioè sì dietro Milano (15°), ma molto più avanti di Torino (340°).

Certo, il calcio ormai, ha fatto uscire le potenzialità finanziarie dai confini delle municipalità, ma le differenze presidenziali – Claudio Lotito è romano, James Pallotta è di Boston – nascondono assonanze in almeno due aspetti cardine: l’attenzione al bilancio e la fiducia data ai rispettivi allenatori, a prescindere dalla contingenza dei risultati. Stefano Pioli e Rudi Garcia, pur alla guida di rose non perfette, hanno cominciato la stagione tra le critiche, non tutte infondate ma a volte immemori di quanto nel passato recente entrambi hanno saputo costruire anche in termini di bel gioco. Pur tra qualche mugugno dirigenziale, però, i tecnici di Lazio e Roma hanno resistito alla bufera e ritrovato la rotta.

Certo, l’approdo finale sulla carta dovrebbe essere diverso, visto che il monte ingaggi biancoceleste non supera i 55 milioni, contro i 113 milioni dei giallorossi, ma per fortuna il calcio non è fatto solo di numeri, bensì anche di ambizioni. La centralità ritrovata della Città Eterna in tema di calcio, perciò, a pensarci bene è un aspetto della materializzazione di un sogno millenario. Roma «caput mundi», in fondo, comincia proprio da lì.

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