La Gazzetta dello Sport (S. Cieri-A.Pugliese) – Mats Hummels semrava destinato all’oblio ed a un saluto veloce a tutti. Alessio Romagnoli invece è nato e si è imposto in giallorosso, ma anche a Trigoria non ha mai nascosto la sua profonda fede biancoceleste. E allora toccherà a loro mettere il lucchetto alle rispettive difese, permettendo una serata relativamente serena a Svilar e Provedel.
Il tedesco della Roma vive un po’ quello che ha vissuto Paredes: messo da parte da Juric, resuscitato da Ranieri. Da superfluo a indispensabile, a dimostrazione che il calcio è sempre pieno di storie bellissime. Hummels, poi, non ha neanche raggiunto ancora la forma ideale, a causa di un paio di influenze che nell’ultimo periodo gli hanno interrotto il ritmo partita. Ma anche così, al 70-80%, è fondamentale per esperienza, personalità e letture difensive. Non è un velocista, ma ha l’intelligenza tattica di un campione del mondo.
Per Alessio Romagnoli il derby non è e non potrà mai essere una partita normale. Tifosissimo laziale, cresciuto calcisticamente nella Roma, poi “emigrato” prima alla Sampdoria e quindi al Milan (con cui ha vinto uno scudetto da capitano), infine approdato finalmente – due anni fa – nella squadra del cuore.
L’impatto con la stracittadina romana (in giallorosso non ne aveva mai giocate) è stato trionfale: due vittorie su due nella sua prima annata laziale, due stagioni orsono. L’anno scorso il bilancio è stato in parità: una vittoria, un pareggio e una sconfitta tra campionato e Coppa Italia. Adesso il ministro della difesa biancoceleste vuole tornare ai livelli della prima stagione.