La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – Un rinvio e un segnale chiaro d’indirizzo. Sul fronte nuovo stadio della Roma, il Comune si muove e lo fa in due modi diversi. Il primo atteso (la richiesta di proroga alla Conferenza dei Servizi che si riunirà oggi), il secondo non proprio, visto che l’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, ieri ha fatto recapitare all’Autorità di Bacino per il Tevere (e per conoscenza anche alla Regione) una richiesta di rivedere il placet concesso per il nuovo impianto perché, secondo l’amministrazione, i parametri di valutazione adesso sono cambiati e i rischi di esondazione ci sono.
SPALLE AL MURO – Come si vede, una linea assai meno trattativista rispetto al recente passato, che come primo passo avrà il mese di stop chiesto e che la Regione concederà. Con l’auspicio, si augurano a via della Pisana, che poi il progetto stadio possa tagliare il traguardo. Non è per una questione di fiducia, però, che la Regione oggi darà il via libera alla richiesta del Comune. È più per una questione di responsabilità. Se la Giunta Raggi ha bisogno di altri trenta giorni per trovare una quadra sul dossier Tor di Valle, non sarà Zingaretti a mettersi di traverso. Il Governatore non vuole fornire alibi, se realmente i prossimi giorni serviranno a stabilire dove intervenire per ridurre le cubature del progetto, lasciandone inalterata la struttura portante. Tra un mese, la Regione si aspetta di trovare sul tavolo della Conferenza, non pareri legali o amministrativi, ma solo l’approvazione dell’assemblea capitolina alla variante urbanistica e il testo che prepari il patto di convenzione urbanistica, le due condizioni perché arrivi il via libera.
SCENARI – In pochi, però, sono pronti a scommetterci. Negli ultimi giorni, Virginia Raggi ha perso quella forza che le aveva consentito, prima di Natale, di dettare una linea più morbida ai suoi, impostata su un taglio di circa il 20% del business park. Ora, i rapporti di forza sembrano nuovamente cambiati, Berdini è tornato a ripetere che «lo stadio si farà solo entro i confini del piano regolatore», ben sapendo che a queste condizioni per Eurnova e Roma, non può esserci trattativa, ma solo uno sbocco possibile: rivolgersi al Governo e invocare un commissario «ad acta», poi procedere ad azioni legali contro il Comune. Uno scenario ancora difficile, ma non impossibile. Titoli di coda sul Codacons, che ha fatto richiesta urgente di partecipare alla Conferenza, pena richiesta al Tar di sospendere tutto l’iter.