“Compravano partite”: sette arresti a Catania. Tra loro il presidente Pulvirenti: “Sono estraneo ai fatti”. 5 le gare incriminate

Pulvirenti Antonino

LaStampa.it (F. Albanese) – Truffa e frode sportiva per salvare la squadra dalla retrocessione. Sul Catania calcio si abbatte una bufera: nella notte la Digos ha notificato ordinanze di custodia cautelare e ha posto agli arresti domiciliari il presidente della società, Antonino Pulvirenti, l’amministratore delegato Pablo Cosentino e l’ex direttore sportivo Daniele Delli Carri. Oltre che a loro, la procura di Catania contesta gli stessi reati anche a due procuratori sportivi e a due gestori di scommesse on line. Sono in corso perquisizioni a Catania, Roma, Chieti e Campobasso, nelle abitazioni degli arrestati e nella sede della società.

Al centro dell’indagine della Dda di Catania, il «miracoloso» salvataggio della squadra in serie B, dopo un intero campionato trascorso nelle ultime posizioni della classifica, con partite vinte nelle ultime giornate e con risultati che a volte hanno lasciato perplessi perfino i tifosi, oltre che alcune società che si occupano di controllare i flussi di scommesse su cui ora indaga la polizia postale. Il Catania si salvò all’ultima giornata. In tarda mattinata è prevista una conferenza stampa nella procura etnea. Nell’inchiesta non sarebbero indagati appartenenti a altre società sportive.

Ore 12.30 – «Estraneo» alle accuse contestate e «certo di potere dimostrare la totale estraneità ai fatti». È la posizione del presidente del Catania, Antonino Puvirenti, che attraverso il suo avvocato, il professore Giovanni Grasso, esprime «massima fiducia nella magistratura».

Gli altri quattro indagati posti agli arresti domiciliari dalla polizia di Stato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catania sono: Giovanni Luca Impellizzeri, di 44 anni, agente di scommesse sportive online; Piero Di Luzio, di 51 anni, tesserato del ‘Genoa Cricket and Football Club’; Fabrizio Milozzi, di 44 anni, di Roma, e Fernando Antonio ‘Michele’ Arbotti, 55 anni, procuratore sportivo e agente Fifa.

Sono «cinque le partite di Serie B» per cui la Procura di Catania «ritiene accertata la combine» e sulle quale ha indagato la polizia di Stato. Sono: Varese-Catania, del 2 aprile 2015, terminata con il risultato di 0-3; Catania-Trapani dell’11 aprile 2015 terminata 4-1; Latina-Catania del 19 aprile 2015 1-2; Catania-Ternana del 24 aprile 2015 terminata 2-0; e Catania-Livorno del 2 maggio terminata 1-1. Accertamenti sono in corso anche su Catania-Avellino del 19 marzo 2015 terminata 1-0.

Antonio Pulvirenti era «il magistrato», «l’udienza» o «la causa» era invece il modo in cui veniva indicato al telefono l’incontro da truccare grazie «al treno», vale a dire il calciatore che si sarebbe prestato alla truffa. Dalle intercettazioni dell’inchiesta della Polizia che ha portato agli arresti dei dirigenti del Catania, emerge il linguaggio utilizzato dagli indagati per parlare delle partite da comprare. Un linguaggio studiato nei minimi dettagli tanto che Pulvirenti e gli altri, quando dovevano discutere tra loro del prezzo per corrompere i calciatori, usavano la formula «tariffa o parcella dell’avvocato», mentre per indicare il numero di maglia del giocatore che era stato agganciato usavano la frase «l’orario del treno o il binario». Secondo l’accusa vi sono dunque «importanti elementi» che sostengono l’esistenza di un’associazione per delinquere con una struttura «organizzativa stabile» in cui ognuno aveva il suo ruolo, finalizzata «a realizzare una serie indeterminata di delitti di frode in competizioni sportive e di truffe». L’origine dell’associazione, secondo gli investigatori, risale a marzo 2015 dopo la sconfitta subita dal Catania in casa contro la Virtus Entella; sconfitta che aveva portato gli etnei in piena zona retrocessione. A quel punto i vertici della società, il presidente Pulvirenti, il direttore sportivo Delli Carri e l’ad Cosentino, si sarebbero attivati, prendendo contatti con gli altri indagati, per far vincere il Catania. L’indagine avrebbe inoltre accertato che il gruppo aveva «consistenti risorse economiche» messe a disposizione dall’agente di scommesse on line Impellizzeri. Ad avvicinare i calciatori ritenuti disposti a vendere le proprie prestazioni ci pensava invece il procuratore e agente Fifa Arbotti, che vantava «contatti e rapporti di conoscenza» nell’ambiente.

Ansa

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