L’ex calciatore della Roma e campione del Mondo nel 1982 con l’Italia, Fulvio Collovati, è intervenuto nel corso della trasmissione La Signora in Giallorosso, in onda su Tele Radio Stereo. Queste le sue parole:
L’ambiente di Roma è così particolare?
E’ più passionale, quando c’è più distacco è normale che si affrontino le cose in una determinata maniera. C’è attaccamento, critica, mancanza di equilibrio. La passione a volte ti porta a non essere equilibrato, la gioia per una vittoria o la delusione per una sconfitta ti portano a esasperare o deprimerti troppo. L’ambiente di Roma rispetto ai miei tempi è cambiato, nell’87 c’erano le tv private, oggi ci sono le radio e i social. E’ un po’ anche la realtà di Napoli, dopo la vittoria contro la Juventus c’erano 20mila persone all’aeroporto, sembrava avessero vinto lo scudetto ma poi non è stato così. Bisognerebbe trovare la misura, ma la passione non si può fermare. Preferisco la visceralità e la passione vera, pur essendo un uomo del Nord.
Hai memoria di calciatori ceduti per comportamenti poco professionali?
Non sono convinto che Nainggolan sia stato ceduto per il suo comportamento extra-calcio. Nainggolan non era più un calciatore centrale, se hai un giocatore che ti fa la differenza ma ha comportamenti inaccettabili fuori, fai tutto per tenerlo. La legge del campo è quella. Negli ultimi periodi Nainggolan non ha reso per il suo valore, la scelta è stata presa in senso tattico, la Roma ha preferito Pastore che è più regista e Cristante che può fare inserimenti. Sui comportamenti non transigo, ma non penso sia la cosa prioritaria nel caso di Nainggolan.
Come sta cambiando la Roma di Di Francesco?
La Roma è arrivata terza e in semifinale di Champions. La cosa difficile è ripetersi o fare ancora meglio, se arrivi quarto o quinto ed esci al primo turno, hai fatto una stagione deludente. La Roma con gli acquisti nuovi può fare meglio, la squadra è stata sicuramente rinforzata. Sono rimasti Strootman e Dzeko, anche se avrei preso una punta che faccia la riserva al bosniaco. La Roma può lottare per i primi posti, ma per essere la favorita per lo scudetto ancora non è pronta. Manca qualcosa sui laterali difensivi. I centrocampisti ci sono, manca qualcosa sulla fascia sinistra, la squadra c’è. Dipende anche molto dagli episodi.
La riserva di Dzeko è Schick?
Per me non è un attaccante centrale. lui non è un giocatore che può sostare in area di rigore, è uno che parte da lontano. Alla Sampdoria partiva più arretrato.
Qualcuno lo paragona a Kakà?
E’ più una seconda punta, bravo a inserirsi. Ma è un giocatore un po’ atipico, anche se molto bravo. Far fare un’altra stagione da 50 partite a Dzeko non sarà facile. Defrel è stato un po’ una delusione.
Come vedi la nazionale in mano a Mancini?
Sicuramente meglio dei precedenti. Poi dipende dal materiale umano, che in questo caso secondo me è di passaggio. Quando siamo stati eliminati con la Svezia si parlava di rinnovamento, che non si può fare in 5 mesi, ma non c’è la volontà di farlo. Mi ricordo il Mondiale dell’86, Vicini prese il posto di Bearzot e portò tutta l’Under 21 in prima squadra. Quanti ce ne sono ora dell’Under 21 che possono giocare in Serie A? Nessuno. Quindi devi accontentarti ancora dei trentenni, sono pessimista.
Pellegrini ti piace?
Sì, è un ottimo centrocampista e se è entrato nell’occhio della Juventus vuol dire che è un ottimo giocatore. Quando l’ho visto giocare, mi è sempre piaciuto. Non so quale sarà il suo futuro.
L’allenatore che hai apprezzato di più?
In Nazionale chiaramente Bearzot, nel club Liedohlm.
Quello che hai apprezzato di meno?
Di solito non ho peli sulla lingua, ma non ci sono allenatori. Parto dal concetto che sono 20 persone a dover fare un passo in avanti verso una persona e non il contrario. Dal punto di vista tecnico qualcuno mi ha deluso, ma a livello umano no.
Il compagno con il quale sei andato più d’accordo?
Il mio compagno di stanza, Gianluca Signorini, con il quale ho condiviso la stanza per cinque anni a Genova.
Il più antipatico?
Dovrei stare qui tutta la giornata. Dovevate dirmelo prima (ride, ndr). Uno che quando marcavo mi dava fastidio era Bettega.
Quanto è importante per un difensore credere nelle qualità del portiere?
E’ fondamentale sapere che alle spalle hai una garanzia. Il portiere è un ruolo particolare, se sbaglia entra nella storia, come hanno fatto Karius e Caballero in questi giorni o Zenga al Mondiale del 1990.