La Gazzetta dello Sport (V.D’Angelo) – L’ultima doppietta argentina in una finale riporta dolcissimi ricordi in casa Inter. Era la notte di Madrid e la stagione del Triplete. C’era José Mourinho in panchina e il Principe Diego Milito trascinava in campo a suon di gol. Come nella finale di Champions contro il Bayern: due perle per mandare l’Inter in paradiso. Facundo Colidio è ancora un ragazzino, ma scende in campo ogni partita con una bella quantità di pressione e con addosso un’immaginaria targhetta con scritto «7 milioni», ossia il prezzo pagato (bonus esclusi) dall’Inter al Boca Juniors per il suo cartellino. Una montagna di soldi per un 2000 destinato alla Primavera, un investimento sicuramente importante per un ragazzo di belle speranze, che ha ancora tanto da lavorare e dimostrare. Di sicuro, però, la personalità non gli manca e probabilmente nella sua testa non avverte il peso di quell’assegno staccato da Suning per acquistarlo la scorsa estate. E così dopo la prodezza in rovesciata al debutto in Italia contro la Primavera del Verona, Colidio ha bagnato con una doppietta – decisiva – la sua prima a San Siro, permettendo all’Inter di superare la Roma 2-1 a due minuti dai calci di rigore e vincere la sua prima Supercoppa Primavera (unico trofeo che mancava nella bacheca dei giovani nerazzurri). Due gol diversi che hanno permesso all’argentino di mettere in vetrina una bella fetta delle sue qualità, tecniche e di temperamento, e far impazzire il popolo nerazzurro. Come solo i predestinati sanno fare.
CHE REPERTORIO – Sono bastati poco meno di 150 secondi a Colidio per conquistare il Meazza. Palla sradicata a metà campo a Bouah, dribbling in velocità per accendere la ripartenza vincente, servendo Emmers in verticale e andando poi a raccogliere nel cuore dell’area il cross basso del belga sporcato da un difensore: destro potente respinto da Romagnoli, che nulla ha potuto sul successivo poi tap-in nell’area piccola. Ma il colpo d’autore Colidio l’ha riservato per la festa finale, quando ormai l’epilogo ai rigori sembrava scontato, con una rovesciata di esterno in mischia che ha regalato il lieto fine alla giornata da favola dell’attaccante argentino: «Adesso sono troppo felice, è il mio primo trofeo vinto con l’Inter, è tutto un sogno. La doppietta è arrivata grazie al lavoro della squadra…» ha detto ai microfoni di Sportitalia durante i festeggiamenti in campo. Sottolineando i meriti del gruppo e non quelli personali. A questi ci ha pensato il tecnico nerazzurro Stefano Vecchi: «C’è da dire che Colidio ha una buona stella, si è presentato con un gol in rovesciata in campionato col Verona, ora la doppietta alla prima finale giocata. Ha grandissime qualità, non solo tecniche. Lavora tanto, si sacrifica, corre per due… non sono cose scontate per un ragazzo giovane arrivato con tanti riflettori addosso».
BELLA ROMA – L’Inter sfata così il suo ultimo tabù, malgrado l’ottima prova della Roma, capace di pareggiare dopo 3’ con un dolce pallonetto di Marcucci da fuori area e padrona del campo nella parte centrale della prima frazione, dove Riccardi e Antonucci si sono esaltati con strappi e giocate di fino. Ma non era la giornata giusta. Il destino in qualche modo aveva deciso che doveva essere il giorno di Colidio. Con tanto di lieto fine, come nelle favole.