IL MESSAGGERO – Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, è intervenuta in tv sugli schermi di Piuenne Tv. Ha ricostruito i tormentati 53 giorni accanto al figlio e parlato della vicenda giudiziaria: “Sono qui gratuitamente, lo faccio per difendere la memoria di mio figlio e la dignità di Scampia e dei napoletani. Mi espongo per mandare ancora una volta messaggi di pace: vorrei che ciò che è successo a Ciro non accadesse mai più. La vendetta porterebbe solo altri morti. Però, mi aspetto giustizia. Forse sarò ingenua, ma mi auguro si faccia giustizia.Giustizia non significa condannare solo chi ha sparato, ma anche chi ha sbagliato nell’ordine pubblico. Se la polizia ci fosse stata, se mio figlio non fosse rimasto 40 minuti a terra, forse le cose sarebbero andate diversamente. La giustificazione datami è stata “per colpa del traffico”, ma prima non si aspettava che un ragazzo stesse a terra 40 minuti, si caricava il ferito sulle spalle.
Non ho mai ricevuto nessuna telefonata dalla polizia, ancora oggi non sono stata avvisata del ferimento di mio figlio. Poi, a Roma abbiamo sopportato anche quelle voci che infangavano il nome di mio figlio. Ciro veniva chiamato rapinatore, mafioso, delinquente. Ciro ha visto chi aggrediva il pullman, ha visto chi lo ha sparato, ma mio figlio certamente non era armato. Aveva solo le mani e dall’altra parte ha trovato una pistola. So per certo che vista l’arma, Ciro è scappato.
Mio figlio mi ha spesso ripetuto “E’ stato un agguato” ma è chiaro che chi cammina con una pistola ha premeditato tutto. In questa vicenda il calcio non c’entra nulla. Al funerale di mio figlio c’erano quasi tutte le tifoserie d’Italia.
Chiederei a chi ha sparato di dire la verità. Credo che la mia sia una richiesta assurda perché la persona in questione non dirà mai la verità e allora punto sulla giustizia. E se c’è qualcosa sotto, che venga a galla. Posso dire che so chi ha sparato a mio figlio, nonostante questa persona neghi perché sono stata io a mostrare la foto a Ciro che lo ha riconosciuto. All’inizio Ciro non ricordava nulla, ma pian piano comprendeva sempre più. Nei momenti di lucidità, gli ho mostrato la foto e Ciro mi ha detto : “E’ stato chillu chiattone che mi ha sparato”. Non capisco perché c’è un alone di omertà in questa storia: chi c’era deve parlare“.