Dai cinquemila di Fiumicino all’ammissione solitaria, Cicinho ha completato il percorso di un uomo che aveva tutto per vincere e invece è stato battuto dai suoi eccessi. Non è il primo, non sarà l’ultimo. Non c’entra il calcio. Magari fosse solo una storia di sport. C’entra la fragilità. Puoi essere John Belushi o Jim Morrison e farti stritolare dal successo senza per forza essere un calciatore.
LO SBARCO – Cinque anni fa, comprato dal Real Madrid a peso d’oro, era arrivato con la fama di un campione incompreso. E la gente aveva creduto all’idea della Roma, accogliendolo con un corteo festante all’aeroporto. Oggi, 2012, Cicinho è tornato in Brasile in silenzio, quasi vergognandosi, alla scadenza di un contratto spaventosamente gonfio: 4 milioni lordi a stagione. Non sarebbe mai più finito su giornali se non avesse confessato la dipendenza dall’alcol. (…)
BUGIE SVELATE – Era tutto previsto. Il 2 novembre 2011 Il Corriere dello Sport ha pubblicato un articolo che spiegava l’addio di Cicinho alla Roma, stanca di uno stile di vita non professionale. Quel pomeriggio, ci minacciarono di querela assicurando che Cicinho non beveva (excusatio non petita: nessuno aveva nominato il vizio che tutti conoscevano bene). Lo stesso giocatore si presentò il giorno dopo davanti alle telecamere di Roma Channel per smentire debolezze extracalcistiche: «Non ho mai avuto problemi. Sul mio nome si crea sempre casino. Ho sempre sentito la fiducia della società, mi sto allenando bene e se Luis Enrique vuole posso giocare» .
IL TENTATIVO – Luis Enrique avrebbe voluto. L’estate scorsa, in ritiro, l’aveva promosso titolare. Non a caso, la società cominciò a trattare con i manager il rinnovo contrattuale. Poi, la catastrofe. Dopo aver giocato (male) la prima partita della stagione a Bratislava, Cicinho si è bloccato per un problema muscolare nei primi minuti del ritorno contro lo Slovan. Da quel momento, la sua carriera nella Roma è praticamente finita. «Era guarito, forse, ma non ne aveva più» raccontano ora i dirigenti. Sedici minuti contro il Siena, una partita irritante a Firenze il 4 dicembre, un’altra comparsata in Coppa Italia contro la Fiorentina. Anche Luis Enrique aveva capito che non c’era verso di rimetterlo in riga.
IMPOSSIBILE – Prima di lui, si erano impegnati altri allenatori e qualche giocatore. Soprattutto i brasiliani, che già si erano confrontati con i problemi di Adriano, hanno provato a scuoterlo. Tentativi inutili. Il povero Cicero era un robot triste e sgangherato. Nemmeno il ritorno in Brasile, al San Paolo, e il prestito al Villarreal l’hanno riabilitato. Anzi. Una volta, in Spagna, Cicinho è stato avvistato in condizioni non proprio ottimali da una persona vicina alla Roma. E anche a Trigoria, raccontano che in più occasioni Cicinho si sia presentato agli allenamenti stremato dopo notti movimentate. Quando le cose stanno così, che si può fare? A posteriori la Roma potrebbe chiedere un risarcimento, giusto per tutelare se stessa: Cicinho ha creato un danno patrimoniale e di immagine.
SPERANZA – Però la società garantisce che nell’ultimo anno i comportamenti del giocatore siano stati ordinari e ordinati. Una denuncia oggi sarebbe un’altra mazzata all’essere umano. Cicinho non meritava di essere alla Roma perché non faceva l’atleta. (…)
Corriere dello Sport – Roberto Maida