La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – A tratti sembrano quasi invisibili, perché poi sono due giocatori di cui ti rendi conto davvero quanto servano solo quando mancano. Anche se poi la storia negli ultimi mesi è cambiata eccome, perché Leandro Paredes e Remo Freuler la scena se la sono presa di diritto. A colpi di prestazioni chic, di invenzioni, ma soprattutto di equilibrio. Tanto, costante. E sempre.
Perché poi è quello che gli viene chiesto in particolare sia da Daniele De Rossi sia da Thiago Motta. Sono loro i cervelli da Champions, le menti a cui si affidano Roma e Bologna nella loro sfida a distanza per il quarto posto (sempre con la speranza, poi, che alla fine della fiera basti anche la quinta piazza per conquistare il paradiso…).
Già, l’equilibrio, una di quelle cose che nel calcio sono poco appariscenti, si vedono poco, non rubano l’occhio, ma alla fine fanno gran parte della differenza tra una vittoria e una sconfitta. Paredes e Freuler sono i due che devono dare ritmo e verticalità, ma anche saper tenere la squadra corta, dettare le linee di passaggio da dover coprire, compattare le linee quando serve di temporeggiare, senza andare ad allungarsi troppo.
Un po’ registi e un po’ mediani, di certo con il compito di costruire dal basso. Entrambi. Perché poi De Rossi e Motta per alcuni versi sono simili e a tutti e due piace far partire la manovra da dietro. Tanto che sia l’argentino sia lo svizzero spesso si abbassano tra i due difensori centrali (la famosa salida lavolpiana) per andare a impostare e permettere ai terzini di “aprirsi”, andando così a sfruttare tutta l’ampiezza del campo.
Paredes, d’altro canto, il grande calcio lo assapora da tempo, tanto da aver toccato il cielo con un dito grazie al titolo di campione del mondo. Con De Rossi, però, ha ritrovato fiducia e autostima, lui che di Daniele è anche amico e confidente (non a caso, gioca con la maglia numero di 16 di DDR).