E’ uno dei talenti emergenti del calcio europeo e su di lui si sono posati gli occhi di molte big. Il Manchester City, ad esempio, lo sta monitorando da un po’ e sta aspettando di capire se è già pronto per misurarsi con la Premier. Anche il Milan nei mesi scorsi ha fatto qualche timido sondaggio. Christian Eriksen, centrocampista danese classe ’92, ha piedi buoni e polmoni di ferro ed è capace di giocare in tutti i ruoli della metà campo. L’ideale per la Roma che sta nascendo, che proprio in mezzo al campo cercherà di piazzare il colpo che le farà fare il salto di qualità. I dirigenti romanisti potrebbero sfruttare a loro vantaggio una «debolezza » del danese, che ha nel cuore i colori giallorossi. Strano ma vero. E che non sia la solita leggenda metropolitana lo spiega proprio lui fuori dagli spogliatoi dello stadio di Kharkiv, dove la sua Danimarca, sabato scorso, ha regalato la prima sorpresa dell’Europeo battendo l’Olanda. «Non parlo di mercato – il suo esordio – perché adesso sono concentrato sulla nazionale, ma non posso negare che un’esperienza in Italia mi piacerebbe farla. Sono tifoso della Roma, è una cosa che mi porto dietro da quando ero piccolo. Giocavo a Football Manager (un simulatore per il computer in cui il giocatore è il manager di una squadra di calcio n.d.r.) e sceglievo sempre la Roma. Alla guida dei giallorossi ho vinto scudetti e Champions».
Nemmeno fosse nato a Testaccio. Considerando la giovane età, l’Eriksen «manager» deve aver guidato la Roma più forte della storia, quella con Batistuta, Emerson, Samuel, Aldair e ovviamente Francesco Totti. Che potrebbe ritrovare come compagno di squadra. Convincerlo non sarebbe troppo complicato. Più complicato trattare con l’Ajax, che di solito vuole ottenere il massimo dalla cessione dei suoi gioielli. Baldini lo sa bene perché ha condotto in prima persona l’acquisto di Chivu nel 2003, e la scorsa estate l’acquisto di Stekelenburg è stato particolarmente laborioso. Oggi Eriksen si può prendere con una cifra tra i 15 e i 20 milioni, un prezzo ancora alla portata della Roma. Così come il suo ingaggio, ampiamente nei parametri della società giallorossa. Il discorso sarebbe diverso se durante questo Europeo dovesse esplodere definitivamente. Vista la sua duttilità, dal punto di vista tattico non ci sarebbe alcun problema ad inserirlo nel centrocampo a tre di Zeman, che sull’argomento è stato chiaro quando ha parlato di De Rossi (e Pjanic). Con un regista classico – attualmente non ce se sono in rosa, ad eccezione di Pizarro che però è destinato a partire – almeno uno dei due interni deve essere un calciatore di quantità. Se però sarà De Rossi a giocare davanti alla difesa, i due interni potranno essere due giocatori di qualità: con Pjanic ed Eriksen (oltre a Marquinho che sarà riscattato e il giovane Florenzi, prodotto del vivaio, classe ’91, che tornerà da Crotone) la Roma potrebbe stare tranquilla per parecchi anni.
Corriere della Sera -Gianluca Piacentini