Chiesa-Pellegrini, sfida tra gli azzurri del futuro

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – C’è tempo, ma l’azzurro è nel destino di entrambi. Chissà se ieri Federico Chiesa e Lorenzo Pellegrini hanno osservato le convocazioni del commissario tecnico Gian Piero Ventura con un pizzico di disappunto, però non crediamo. A 20 anni (l’attaccante della Fiorentina) o a 21 (il centrocampista della Roma), c’è tutto il tempo di mettersi in vetrina e sognare ancora più in grande, visto che a giugno – se la Svezia consentirà – ci sarà un Mondiale da giocare.

L’AZZURRO – Dopo un percorso nell’Under 21 fatto di sorrisi e lacrime, tutti e due giustamente puntano in alto, e per entrambi il 2017 ha le stimmate dell’anno indimenticabile. A febbraio scorso, infatti, Pellegrini è stato convocato da Ventura per uno stage a Coverciano e a giugno ha addirittura esordito in Nazionale maggiore contro il Liechtenstein. Chiesa invece, per il momento, è stato chiamato dal c.t. «solo» per lo stage di aprile, ma è indubbio che l’attaccante sia monitorato in vista del (possibile) approdo mondiale.

LA SFIDA – Le carte in regola, d’altronde, ci sono tutte. Chiesa, ad esempio, con la Fiorentina ha nel Franchi il proprio talismano stagionale, visto che finora i due gol all’attivo li ha segnati proprio in casa. Motivo di preoccupazione in più per la Roma che – oltre alla vena di Giovanni Simeone – dovrà temere anche il ventenne viola, pronto a giocare a destra o a sinistra, a seconda del recupero (o meno) di Thereau. Logico, però, che Federico se la dovrà vedere con Pellegrini, pronto al ritorno da titolare dopo essere entrato solo nei minuti finali contro il Chelsea. Il centrocampista romano, però, sta ancora cercando il suo primo gol in maglia giallorossa, con cui comunque si sta ritagliando spazi sempre più importanti. Un esempio? Delle 14 partite stagionali giocate dalla formazioni di Di Francesco finora, Lorenzo non è stato chiamato in causa solo in due occasioni: contro l’Inter e l’Udinese.

MONUMENTI E PADRI – Come dire, dopo i senatori, c’è un altro romano che in casa sembra essere sempre più protagonista. «Un bambino nato a Roma ha Totti e De Rossi come punti di riferimento – ha detto alla Uefa –. Ora ho il piacere di conoscerli ma continueranno ad essere dei monumenti. Adesso a loro si è aggiunto anche Florenzi, un ragazzo fantastico. Sono felice di conoscere quelli che, quando ero bambino, erano gli idoli di tutti». Discorso diverso quello che coinvolge Chiesa, visto che l’idolo lo ha avuto tra le mura di casa: suo padre Enrico. «I gol di papà li ho visti quasi tutti – ha raccontato – pochi dal vivo, ma molti su YouTube». Un modello alto, visto che Chiesa Sr, oltre ad aver giocato 17 partite nella Nazionale maggiore, ha segnato in carriera oltre duecento reti. L’anagrafe però fa pagare dei prezzi alle generazioni passate, e così il mito di Federico è un altro: «Di Maria: corsa, tecnica, fantasia». In attesa discoprire se il traguardo è così lontano, oggi Chiesa Jr. proverà a dare un dispiacere all’amico Pellegrini. D’altronde, quando si sfidano Fiorentina e Roma, per 90 minuti non si fanno prigionieri. Ed anche gli azzurri del futuro lo sanno.

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