La Gazzetta dello Sport (V. Clari e A. Pugliese) – Uno strappa ovunque, l’altro fa sostanzialmente la stessa cosa anche se ama partire di più a destra. In comune hanno tante cose, ad iniziare da un destino quasi scritto negli astri: Chiesa per la Juventus, Zaniolo per la Roma. Con un minimo comun denominatore, la Nazionale di Roberto Mancini nella testa.
Chiesa ci sta dentro da un po’ e ne è anche un protagonista assoluto, Zaniolo ci vuole tornare presto, ad iniziare dal prossimo giro, quello di novembre, quando l’Italia si giocherà gran parte delle sue chance di andare al Mondiale a Roma, contro la Svizzera. Già, Qatar 2022, l’obiettivo delle due stelline. Che quando partono a campo aperto non le fermi più, sono capaci di portarsi via tutto ciò che trovano sulla propria strada.
Enrico e Nicolò non erano nella stessa squadra, ma comunque facevano parlare di sé. Anche se Zaniolo venne poi lasciato libero e le sue rivincite se le è prese dopo, strada facendo. Tra i due non c’è stato neanche modo di diventare amici e – di certo – non sarà quella di domani l’occasione giusta. Succederà più avanti magari, per ora pensano tutti e due solo a come vincere la partita dell’Allianz Stadium.
Per Zaniolo la partita di domani ha mille significati diversi. Perché contro la Juventus – anche se a Roma, allo stadio Olimpico – è iniziato il suo calvario, il 12 gennaio del 2020, con il ginocchio destro che ha ceduto di schianto proprio durante una delle sue proverbiali accelerazioni. Oltre un anno e mezzo prima, invece, l’allora d.s. bianconero Fabio Paratici si era dimenticato un “pizzino” in un ristorante di Milano, dove accanto ai nomi di Chiesa e Tonali c’era anche quello di Zaniolo. Con una cifra eloquente, quel 40 che stava lì ad indicare la valutazione massima fino a dove spingersi per portare il giovane talento giallorosso a Torino.
Quel trasferimento non si è mai fatto e oggi come oggi Zaniolo punta soprattutto a diventare il simbolo della Roma di Mourinho. Il fastidio al flessore– che gli ha fatto direi di no alla chiamata in extremis di Roberto Mancini – è oramai acqua passata. Ed a stimolarlo ancora di più ci sarà non solo la sfida a distanza con Chiesa, ma anche quella con Kean, suo grande amico ai tempi della nazionale Under 21. “Mi mancava, sono contento sia tornato in Italia – ha detto tempo fa parlando proprio di Moise – L’ho visto cambiato, è molto più maturo“. Adesso tocca a lui fare il definitivo salto di qualità. E la partita di domani, in tal senso, ha davvero mille perché…