La Repubblica (P. Torri) – Sedici gennaio. Diciotto settembre. Duecentoquarantasei giorni. Addio Mou, benvenuto De Rossi. Addio al Sedici, benvenuto al nuovo allenatore, Ivan Juric. Duecentoquarantasel giorni per partorire un nuovo clamoroso ribaltone e, soprattutto, certificare per l’ennesima volta l’assoluta incompetenza calcistica di una società che non ha nessuna conoscenza pallonara. Che non sa cosa vuole dire costruire e gestire una squadra, che non ha una visione dell’oggi, figuratevi del domani.
Con questa clamorosa follia, i Friedkin e il loro braccio armato, la dottoressa Lina Souloukou, hanno firmato la loro fine romanista. Umiliando un figlio di Roma amato come pochi altri, destabilizzando ulteriormente il club e un ambiente che definire disorientato è un eufemismo. Una follia, appunto, e questo, ve lo garantiamo, non vuole dire una difesa a prescindere di Daniele De Rossi. Che ovviamente non può essere ancora un allenatore fatto e formato.
Ma come si fa, per dire, a far firmare al Sedici pochi mesi fa un contratto di tre anni a due milioni e mezzo netti e poi mettere alla porta con poche righe di comunicato uno dei pochi con dna romanista rimasto a Trigoria?
Cosa può essere successo per arrivare a tanto? Si racconta che nella serata di lunedì, ci sia stata una esagitata riunione tra la proprietà, il Sedici, l’amministratrice delegata Lina Souloukou e il direttore sportivo Florent Ghisolfi. Riunione in cui il tecnico potrebbe aver ufficializzato i pessimi rapporti con l’ad, una sorta di io o lei. I Friedkin hanno scelto la greca (che a Trigoria è sopportata da pochissimi) che Mourinho aveva soprannominato la giraffa e certo non per farle un complimento.
I Friedkin così avrebbero scelto la greca. I risultati ci auguriamo possano riconsegnare un presente e un futuro alla Roma. Più difficile per i Friedkin e l’ad Souloukou. E non ci sarà mai nessun sorriso della giraffa a poter stemperare la tensione.