Corriere dello Sport (A.Polverosi) – Un tempo di niente, un tempo di gol. E anche di gioco, magari non entusiasmante ma almeno convincente. Così la Roma ha battuto il Torino, vinto la quinta partita nelle ultime sei e consolidato il posto in zona Champions. Al 45′ nessuno avrebbe scommesso sui 3 gol della Roma, in assoluto una punizione eccessiva per una squadra che meritava di chiudere in vantaggio il primo tempo. Alla sua gente, però, non è bastato e il Toro a fine partita è stato nuovamente contestato.
VISTA CHAMPIONS – Il 3-0 servirà alla Roma anche per mantenere la tensione positiva in vista dello Shakhtar, quando però non basterà giocare un tempo solo. Ieri, alla fine dei primi 45′, la situazione sul fronte giallorosso era la seguente: 67 per cento di inutile possesso palla, zero tiri nello specchio, una sola conclusione pericolosa di Ünder deviata in angolo da Moretti. C’era così poca Roma in campo che veniva da chiedersi dove fosse finito lo splendore di Napoli, la squadra del 4-2. Scomparsa. Bastava mezzo Torino per metterla in difficoltà, le uniche occasioni da gol sono state dei granata e, come al solito, Alisson ha salvato due volte su Iago Falque e Acquah. La Roma stava giocando una partita da ferma, era spenta, vaga, sbagliata e soprattutto sfilacciata. Il Torino si infilava fra le sue linee trovando sempre spazio e Iago Falque a destra, col sostegno di Acquah, costringeva Nainggolan a una figuraccia dietro l’altra.
CHI MANCAVA – Le assenze del Toro erano tante (sei, fra titolari e riserve scelte) e importanti (Obi e Burdisso, per citarne solo due), ma in quel primo tempo l’assetto preparato da Mazzarri non ha mai accennato a cedimenti. Anche le alternative a disposizione del tecnico erano assai tenere: se si escludono Valdifiori e il terzo portiere Ichazo, sulla sua panchina solo giocatori nati dal ‘94 in poi. Il problema di tante assenze verrà fuori quando Mazzarri, sotto di un gol, dovrà cercare di rimettere il Toro in linea di volo. Per la Roma, invece, poteva reggere un solo alibi, l’assenza di Dzeko (squalificato) riesploso a Napoli: Schick, che aveva preso il suo posto, era un fronzolo dentro una manovra che raramente lo raggiungeva.
GLI ANGOLI ROMANISTI – A inizio ripresa Di Francesco è passato al 4-2-3-1 e la Roma un po’ è cresciuta. La debole pressione che esercitava sulla difesa granata ha portato a una lunga serie di angoli e al decimo tentativo dalla bandierina, Manolas ha risolto ogni problema girando in rete, di testa, con stacco e sospensione fenomenali, un cross perfetto di Florenzi. Il greco era solo, Belotti lo aveva abbandonato al suo felice destino. Da quel momento la partita è cambiata. Il Torino non poteva puntare più sul contropiede, doveva costruire senza sfruttare il campo che per quasi un’ora gli si apriva davanti, ma non aveva gli elementi adatti per farlo. Adesso Kolarov e Florenzi avevano lo spazio per spingere, De Rossi il tempo per cucire l’azione, Schick la possibilità (non sfruttata) per tentare la rinascita.
I CAMBI – Siccome il continuo attacco di Kolarov stava creando problemi sempre più evidenti, Mazzarri ha tolto il suo dirimpettaio Iago Falque, inserito Niang e spostato Berenguer a destra, per contrastare il serbo. Un minuto dopo si è fatto male De Silvestri e il Toro ha cambiato tutta la fascia destra dove si è spostato Ansaldi per far entrare Barreca a sinistra. Proprio Ansaldi, risalendo in ritardo, ha lasciato in gioco De Rossi al momento del gol. Sul 2-0, Di Francesco ha fatto i cambi pensando alla Champions e risparmiando un po’ di minuti a Ünder, a De Rossi, che era pure ammonito, e poi a Strootman. A quel punto il Torino aveva già esaurito tutte le risorse e, a campo spalancato, ha preso anche il terzo gol su contropiede iniziato e concluso da Pellegrini e rifinito da Nainggolan. Tre gol senza la rma di attaccanti, può essere anche un buon segnale.