Corriere dello Sport (R. Maida) – La verità come sempre emergerà dal campo. Nicolò Zaniolo si scalda, perché sa che domani tornerà titolare in Conference League contro lo Zorya. Giocherà in attacco, probabilmente di fianco ad Abraham, dove Mourinho lo vede nel 3-5-2 disegnato dall’emergenza. Non è il massimo, dopo due panchine di fila e dopo un’intera partita in panchina a Genova, ma può essere un nuovo inizio.
“Lo vedrete giovedì o domenica. O giovedì e domenica“, ha promesso Mourinho nelle interviste di Marassi, per spegnere un caso che giura non esistere. “Deve adattarsi in questo momento di difficoltà della squadra. Vale per lui, come per Carles Perez o El Shaarawy“.
Il paragone con i due colleghi rende l’idea della situazione. Oggi Mourinho non ritiene Zaniolo indispensabile per la squadra, pur giudicandolo in prospettiva un campione. Poche settimane fa, in una conferenza stampa, aveva assicurato di aver “visto pochi giocatori in carriera con il suo potenziale, anche fisico“. D’altra parte gli aveva manifestato stima da subito, dopo aver firmato per la Roma: “Nicolò aiutami a vincere“, gli scrisse in un messaggio che Zaniolo accolse con grande entusiasmo, nella fase finale della convalescenza.
Ma nel corso dei mesi le percezioni sono un po’ cambiate la strategia di gioco pure, e i risultati del rapporto trai due non sono stati soddisfacenti. Non c’entra il diverbio della scorsa settimana, che parte delle dinamiche relazionali tra allenatore e giocatore, ma il feeling tattico. Zaniolo si sente sacrificato sulla fascia destra già nel 4-2-3-1, mentre Mourinho è convinto che proprio partendo da destra, usando il piede sinistro, possa rendere al massimo, anche perché il posto centrale è di Pellegrini, che ha meritato di essere il fulcro della squadra al di là della fascia di capitano.