Il Corriere della Sera (L.Valdiserri) – Quella della Roma contro il Porto (Estadio Do Dragao, ore 20.45) non è una passeggiata. In cinque delle ultime sei sfide (Lazio, Napoli, due volte Udinese e Sampdoria) il preliminare di Champions League ha bocciato la squadra italiana: ultima sopravvissuta il Milan edizione 2013-2014. Oltre al prestigio c’è la componente economica: anche se la Uefa ha aumentato il «paracadute», per chi cade in Europa League resta una perdita di una trentina di milioni tra mancati premi Uefa, market pool e incassi al botteghino. È vero che si risparmia un po’ sui bonus nei contratti ai giocatori, ma è un’economia che sarebbe meglio fare su altre voci, tipo i flop da due milioni e mezzo netti a stagione. Come dice Daniele De Rossi la partita di stasera «non vale una stagione, ma quasi. Diciamo che è come giocare un quarto di finale». Spalletti non ha dato indicazioni sui dubbi più spinosi: Alisson o Szczesny in porta e Dzeko o El Shaarawy in attacco. Di sicuro il tecnico non farà come Luis Enrique, che nella stagione scorsa, al Barcellona, ha diviso campionato (Bravo) e Coppe (Ter Stegen): «Non ho la ricetta sicura per vincere, ma so come si fa a perdere una partita: scegliere una formazione per accontentare tutti. Ma con me non succederà, con me gioca il meglio».
Da capire se sia il meglio in assoluto (Spalletti ha preteso il ritorno del portiere polacco) o il meglio del momento (Alisson ha fatto un buon precampionato, mentre Szczesny si era infortunato seriamente all’Europeo e probabilmente non è ancora al 100%). Anche Edin Dzeko è sembrato in forma, ma la sua presenza non è sicura. In trasferta, Spalletti ha preferito spesso la formula con i tre pesi leggeri (Salah, El Shaarawy e Perotti). Si può rischiare di intristire il bosniaco proprio all’inizio della stagione in cui tutti sperano nel suo riscatto? È anche vero, come dice Spalletti, che ci saranno quattro gare importanti in dodici giorni, ma la Champions è il palcoscenico che affascina di più. Un discorso, però, che Spalletti detesta: «Voi vedete solo il gol o la giocata, ma in una partita i calciatori toccano in media la palla per un minuto, un minuto e mezzo. Io guardo anche a cosa mettono dentro lo zaino della squadra negli altri 89 minuti». Proprio perché servono «almeno venti titolari» è arrivato Bruno Peres (prestito oneroso per questa stagione da un milione, obbligo di riscatto tra dodici mesi per 12,5 milioni più eventuali bonus per un altro milione e mezzo; contratto da 1,4 milioni netti, più bonus, al brasiliano). Con Vermaelen (prestito gratuito) la difesa è stata rafforzata low cost, anche se la Roma si è indebitata per l’anno prossimo. Se andrà avanti, nell’immediato, l’ultimo obiettivo resta Borja Valero.