Corriere dello Sport (G. Coluccia) – Margini interpretativi e decisioni differenti, contatti in campo e polemiche fuori che vanno a braccetto. Dopo appena sette giornate di Serie A l’operato degli arbitri è già oggetto di discussioni infuocate, in attesa della ripresa di un campionato che dopo la sosta metterà sul tavolo il piatto forte degli scontri diretti con Juve-Lazio, Roma-Inter, Inter-Juve, Milan-Napoli e Inter-Napoli nell’arco di poche settimane. Le decisioni peseranno il doppio, ma alcuni casi vanno già in direzioni differenti come dimostrano i mancati rigori concessi sui contatti Kyriakopoulos-Baldanzi in Monza-Roma e Bianco-Di Lorenzo in Napoli-Monza. Eppure una scelta diversa era stata presa sul contatto Sergi Roberto-Lazovic in Como-Verona. L’ex arbitro Graziano Cesari analizza tutta la casistica e non nasconde minimamente la sua preoccupazione.
In chiave arbitrale, cosa ci ha detto questo primo scorcio della stagione?
“Stiamo andando verso una situazione molto pericolosa perché vedo difformità di giudizio e variabilità di certe decisioni da parte dei direttori di gara. Si cambiano le valutazioni di stagione in stagione senza che le regole siano state modificate, faccio fatica a capire perché è stata presa questa piega. Per questa ragione rischiamo di andare incontro a un’annata con tanti errori, anche se spero di essere smentito già dalle prossime partite”.
Non c’è pace sui pestoni e sembra non esserci una direzione chiara.
“Quando parlo di difformità mi riferisco proprio a quello. Eppure l’anno scorso il designatore disse che il gol dalla distanza di Piccoli, in Milan-Lecce, era da annullare per via del pestone su Thiaw. Si prende come riferimento tutto il piede o mezzo? Un’unghia? E con quale metodo si valuta precisamente l’intensità?”.
Secondo la CAN però domenica è stato giusto non assegnare il calcio di rigore a Monza.
“Questa discrepanza tra le singole decisioni non può esserci. Ammetto la discrezionalità solo se c’è qualcosa di scorretto da valutare”.
Ammesso che ci sia, che spiegazione si è dato per il contatto Kyriakopoulos-Baldanzi?
“Il mancato rigore è qualcosa che non ha senso perché, oltre al pestone, anche con la gamba viene creato un danno all’avversario da parte del giocatore del Monza. Per tutte le persone di buon senso è calcio di rigore. La verità è che si sta esagerando, gli arbitri cercano di continuo l’auricolare, ma non so cosa cerchino in concreto. L’arbitraggio è fatto di istintività, di ciò che si vede in campo nel momento in cui il pallone sta rotolando. Si è persa la concezione dell’arbitro che decide”.
Per quale motivo si è arrivati a questa situazione?
“Ci si dimentica che sbagliare è normale. Cambiare una decisione sbagliata è un atto di coraggio. L’arbitro stesso è sinonimo di coraggio perché è colui che decide. Poi trattandosi di un essere umano, avendo solo una visuale e non essendo un alieno, può anche sbagliare. All’inizio il Var era accompagnato da questa concezione fondamentale. Adesso non si decide più e si aspetta. Magari si aspetta che un altro arbitro veda le immagini al monitor e commetta poi un doppio errore”.
Perché Aureliano non interviene in soccorso di La Penna a Monza a tre minuti dal termine?
“La domanda va posta ai diretti interessati. Io francamente non me lo spiego. C’è stato poco coraggio e quindi non si è voluta prendere una decisione. Però se non c’è il coraggio allora tanto vale non fare l’arbitro”.
La Roma era già reduce dall’abbaglio di Genova sul contatto De Winter-Dybala con mancata assegnazione di un rigore.
“In quel caso Gariglio è un varista, uno specialista del settore, mentre a Monza Aureliano è anche un arbitro. Eppure il risultato che ha portato all’errore è stato uguale quindi le diverse competenze di chi decide non per forza rappresentano la soluzione di fronte a tutti i mali”.
Ha già una ricetta per invertire la rotta al più presto?
“Onestamente bisogna ammettere che il materiale umano di Gianluca Rocchi non è eccelso, ma ciò non vuol dire che gli arbitri non possano prendere provvedimenti su casi conclamati. Su quelli discutibili non apro bocca, è giusto che ognuno abbia la sua idea, ma su quelli evidenti bisogni darsi una svegliata”.
Dopo il caso Conceiçao dobbiamo aspettarci altra confusione anche sulle simulazioni?
“A Torino Marinelli ha fatto trenta metri per un cartellino inadatto alla situazione, in cui un giocatore poggia una mano e un altro giocatore, più veloce e con un fisico diverso, finisce per terra in corsa. Mi sono chiesto il perché e cosa gli sia scattato in testa in quel momento. La simulazione quando è tale è inaccettabile, ma lo è anche il fatto che il Var non possa intervenire sul doppio giallo. Bisogna trovare subito un rimedio altrimenti gli errori saranno destinati a ripetersi”.
La sosta servirà a schiarirsi le idee?
“In realtà ottobre e novembre da sempre sono mesi molto brutti per i direttori di gara. Le partite iniziano a contare e statisticamente gli errori aumentano. Ovviamente mi auguro di sbagliare…”.