Toninho Cerezo, ex calciatore giallorosso, entrato ieri a far parte della Hall of Fame, ha parlato ai microfoni di Roma Radio. Ecco le sue parole:
Hai visto come è cambiata Trigoria?
“Si tantissimo. Non mi immaginavo di trovare anche una radio o una tv. Ma adesso tutte le grandi società ce l’hanno”.
Come è stata la tua serata di ieri?
“Ormai non ho più 30 anni, ce ne ho 60 (ride ndr). Non gioco più, faccio l’allenatore ma non gioco più a calcio. Ma Roma fa parte della mia storia. Ho passato tre anni qui, tre anni bellissimi. Per me ieri è stato un giorno diverso. Ieri mi sono sentito con 5-6 ragazzi, Gianni, Pruzzo, Bruno e già ero un po’ emozionato, anche solo parlando con Pruzzo. Dopo quando sono arrivato in serata in quello stadio bellissimo con la curva mi sono venute in mente un sacco di cose. E tutto ciò mi ha fatto battere forte il cuore”.
Qual’è stato il ricordo più bello che ti è rimasto in mente di queste tre anni passati a Roma?
“Guarda tre anni non sono due giorni, è tanto tempo. Io sono uno che si tiene solo le cose belle, quelle brutte neanche me le ricordo. Almeno ci provo. Qui a Roma ho passato dei grandi momenti, dei bei momenti. Innanzitutto perché giocavo in una grande squadra con dei compagni che erano degli uomini onesti e grandi calciatori. Poi anche perché con tutti i tifosi e la curva che erano sempre molto vicini al campo”.
L’affetto della curva quanto ha influito nel tuo ambientamento a Roma?
“Quando sono arrivato sono rimasto subito a bocca aperta, perché avevo già duemila persone che mi aspettavano all’aeroporto. Rimasi senza capelli (ride ndr). Io l’Europa la conoscevo poco, ci venivo solo per giocare e non sapevo come era viverci. Non me l’immaginavo. I costumi, il mangiare, la gente. Il romano ricorda un po’ il brasiliano, scherza sempre. Se tu perdi la domenica poi lui il lunedì ti manda affanculo quando tu devi pagare il caffè (ride ndr)”.
Chi era l’italiano più brasiliano?
“Senza dubbio Bruno Conti. Quando arrivai la prima cosa che mi insegnò fu il saluto ad una bella donna: “Bella figa”. Io questo saluto lo usai tre quattro volte, ma non la presero molto bene (ride ndr)”.
Falcao, Viola e Liedholm?
“Falcao è una persona che bisogna conoscere prima di riuscirlo a capire. Lui è tutto diverso da me, ecco perché andavamo così d’accordo. Io vado a sinistra e lui va a destra. Sicuramente poi arrivavamo entrambi in area di rigore e questo era importante. Paolo è un grande amico. Viola mi ha dato l’opportunità di venire in Europa. Ero già abbastanza anziano, ora si viene qua già a 18 anni. Ma a quei tempi era diverso. Sono venuto qui in una grande squadra e società. Parecchie volte ho visto l’affetto di Viola nei confronti di Trigoria. Veniva qui per spegnere le luci, guardava il campo. Era una persona che guardava tutto con grande attenzione. Liedholm era proprio un barone. Una persona furba come lui non l’ho mai vista. Sapeva gestire un gruppo, riusciva ad avere il massimo da ogni giocatore perché sapeva camminare con loro. Quando io per esempio non giocavo bene la domenica, poi il lunedì veniva da me e mi diceva: “Bravo Cerezo, hai giocato bene, ma questa settimana allenati un po’ di più”. Riusciva a stimolare i giocatori, lui voleva un calcio che andava verso la porta avversaria”.
Tu venivi spesso in bicicletta a Trigoria.
“Io giravo a Roma con il motorino. Nessuno si immaginava che un giocatore della Roma potesse girare in motorino. Tante volte mi guardavano e mi chiedevano se fossi proprio io (ride, ndr). E’ vero che tante volte da casa a Trigoria venivo in bicicletta, con mia moglie che mi seguiva con la macchina. Per un calciatore era una cosa un po’ diversa”.
Se la Roma vince qualcosa, tipo una Coppa Italia o uno scudetto, ti farai dall’albergo a Trigoria in bicicletta?
“Si, ma devo avere la scorta. Qualcuno che mi segua lo devo avere (ride ndr)”.
Perché tutti i tifosi della Roma ti vogliono così bene?
“Non lo so. Forse perché in campo ho corso tanto e ho dato sempre tanto. Ho sempre avuto il sorriso, e se tu non hai l’allegria non ti riesci a divertire”.