Pagine Romaniste (F. Belli) – Chissà cosa ha fatto a Capodanno Toninho Cerezo. Come non iniziare il racconto di questa leggenda con una frase scontata, ormai entrata nell’immaginario collettivo con “Vacanze di Natale“. Un campione dal cuore d’oro e dalla forte personalità brasiliana, frizzante e gioiosa. Veniva chiamato simpaticamente “birillo” perché sembrava cadere da un momento all’altro ma poi restava sempre in piedi. Un altro soprannome che gli fu affibbiato, politicamente scorretto, era “er tappetaro” perché con quella carnagione e quei baffi sembrava un venditore di tappeti come se ne vedevano tanti in giro per la Città Eterna. I tifosi si innamorano di lui e lui si innamora dei tifosi: “Il cuore di Dio è giallorosso” dirà più avanti. Ha il calcio nel Dna, come tutti i brasiliani del resto. Diceva Galeano: “Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo da calcio”. Tre stagioni alla Roma: nella prima vince una Coppa Italia e perde la finale di Coppa dei Campioni col Liverpool, nella seconda nulla, nella terza vince di nuovo la Coppa Italia. Ed è legato proprio a quest’ultimo trofeo il momento più bello in giallorosso e che forse vale da solo la sua nomina nella Hall Of Fame.
Cerezo Gol! Cerezo Gol! Gli ultimi indimenticabili minuti contro la Sampdoria
L’avversario è la Sampdoria e la finale è a doppia sfida. L’andata al Marassi finisce 2-1 per i blucerchiati, che devono quindi difendere il risultato all’Olimpico. Piccolo dettaglio: la competizione si gioca in estate. In quella calda estate ci sono i Mondiali in Messico. Perciò i giocatori più forti sono con le rispettive selezioni. Il birillo doveva seguire la Selecao ma si era infortunato a maggio, così piuttosto che seguire i compagni ha preferito restare a Roma e giocare la finale. Toninho è entrato ormai in conflitto con Dino Viola che lo vuole cedere. Quindi la vuole quella finale, è l’ultima partita con la sua Roma probabilmente. Il resto lo racconta lui, intervistato da Roma TV: “Avrei voluto giocare quella finale, ma questo “str***o” di Eriksson non voleva e mi fece tutto un discorso per convincermi. Mi chiese se volessi sedermi in panchina e io, da professionista come sono sempre stato, ho accettato. Nel calcio sono arrivato dove sono arrivato per questo mio atteggiamento. La presi come un’opportunità anche di salutare i tifosi”. È la fine triste di una storia troppo breve. La Roma conduce 1-0 e a 5 minuti dalla fine Eriksson lo fa entrare. Ha 5 minuti a disposizione per entrare nella storia. Lo farà. Al minuto 89′ la Sampdoria organizza un’azione offensiva ma i giallorossi recuperano palla sulla linea difensiva. Il resto è cronaca di Alberto Mandolesi: “E’ un momento stupendo, commovente. Ecco la Roma in contropiede, ecco Impallomeni al limite dell’area che conduce questo contropiede romanista. Palla all’indietro per Giannini, poi di nuovo per Impallomeni. Finta e controfinta, sul posto lasciato. Traversone: Cerezo Gol! Cerezo Gol! Ha segnato Cerezo! All’ultimo minuto! Il suo ultimo minuto! Non è possibile!“. Una questione di tempo, che a volte è fatto di istanti indimenticabili e altre da momenti interminabili. In quei secondi Cerezo è uscito dal circolo del tempo ed è entrato in quello dell’amore.