Il Tempo (G.Giubilo) – C’era una volta il derby. Un atto d’amore collettivo, anche se come tutte le passioni più accese, dietro l’angolo c’erano anche le tragedie, la follia. È nella natura umana, nessuna misura preventiva può frenarla. C’era il derby delle rivalità sentite, ma anche dei gesti ispirati al fair play. C’erano soprattutto le coreografie, quelle tenute nascoste fino al fischio d’inizio, per stupire gli amici e i rivali, comunque un segnale di festa che purtroppo non avremo occasione di rivedere in questo mesto pomeriggio domenicale. Tutto sparito, in omaggio a una guerra insensata, quella fra tifo estremo e i tutori della pubblica sicurezza.
Un prefetto impone il rispetto delle norme reclamate dal benessere collettivo, il tifo delle curve risponde disertando lo stadio. Si parla spesso di bicchiere mezzo vuoto che potrebbe essere un motivo di soddisfazione, ma in questo caso lo stadio mezzo vuoto è una totale sconfitta per tutti. L’Olimpico rischia di proporre uno spettacolo desolante, a lungo si discuterà di torti e di ragioni, ma non c’è qualcuno che abbia vinto o che si sia sottratto a una disfatta totale e umiliante. Una disfatta che appartiene a tutti: ai responsabili dell’ordine pubblico, che hanno sottovalutato gli appelli a una maggiore flessibilità anche da parte delle società, alle frange estreme di un tifo aperto purtroppo alla delinquenza, aggressioni ai giocatori e minacce a una società che aveva il solo difetto di avere messo al bando chi voleva sfruttare per interessi personali i colori sociali. E dunque passano in secondo piano anche i connotati storici della stracittadina, su tutti la cabala che consegna il pronostico alla squadra che forma e classe privilegiano.
Ma tutto questo fa a pugni con la tradizione, nessuno accetta di buon grado il ruolo di favorito che automaticamente si trasferisce, all’atto pratico, sulla sponda opposta. Le altalene romaniste e la riscossa della Lazio in un momento particolarmente delicato rendono incerta ogni previsione, come sempre saranno gli episodi a rompere l’equilibrio, anche se un buon livello tecnico e agonistico non basterà a determinare l’esito finale di una sfida per troppi versi anomala. Resterà di fronte a tutta l’Italia calcistica l’immagine agghiacciante di quelle curve vuote.
Nella squadra giallorossa potrebbe essere soltanto uno il romano in campo, e cioè Florenzi: vista l’assenza del capitano storico e i dubbi sulle condizioni di quello futuro, l’incredibile goleador della partita con il Barcellona rischia di essere l’unico a rappresentare la Capitale nella squadra di Garcia. Negli occhi e nel ricordo dei tifosi sono fin troppo vive le immagini di quei romanisti romani che sembravano del tutto smarriti quando dovevano affrontare i cugini, fino a commettere gli errori più madornali. Come dimenticare, da parte del tifoso giallorosso, quel rigore sciagurato fallito da Peppe Giannini? Ma fallivano clamorosamente l’appuntamento anche quei giocatori che generalmente non tradivano mai, su tutti naturalmente Totti e De Rossi, il capitano vittima addirittura di un inspiegabile eccesso di nervosismo, fino a rischiare provvedimenti disciplinari letali per le sorti della sua squadra.
Anche dal punto di vista tattico, i problemi più evidenti sono quelli dei padroni di casa, anche se in queste sfide il fattore campo ha importanza molto relativa. Spesso irresistibile in attacco, la Roma dovrà giocare con molta attenzione perché Pioli è in grado di incartargliela, questa partita, stringendo le maglie difensive e presidiando soprattutto quelle fasce laterali che costituiscono per Garcia la risorsa più preziosa. Perché i problemi difensivi dei romanisti non accennano a risolversi, nonostante qualche incoraggiante segno di ripresa da parte di Rudiger, al quale va concesso il beneficio della scarsa esperienza e del recupero da un pesante infortunio. Ma soprattutto dovrà svegliarsi Digne, disastroso nella parentesi di Champions.
Recupero importantissimo per la Lazio quello di Parolo, giocatore che magari si vede poco, ma che agli occhi degli esperti rappresenta un punto di riferimento fondamentale per le geometrie della squadra di Pioli.