Ce l’ha la Roma il superninja

Corriere dello Sport (A.Polverosi) – Metà stagione, Nainggolan ha già segnato 7 gol, seminandoli nelle tre competizioni della Roma. E’ il dato che risalta, insieme con la prima doppietta da romanista realizzata giovedì sera contro la Sampdoria, ma è solo un aspetto, una dote del suo repertorio. Nainggolan è il giocatore più completo del calcio italiano, forse l’unico davvero completo. Nel calcio degli Anni ‘70 sarebbe stato un numero 4 (mediano di rottura), un numero 8 (centrocampista di corsa e inserimento), un numero 10 (trequartista), ma anche un numero 7 o un numero 11 (ali) e perfino un numero 2 o un numero 3 (nella Roma, in emergenza, ha fatto pure il terzino nel finale di qualche partita). Questa immensa capacità di ricoprire più ruoli lo fa passare per un vecchio jolly e questo è un errore di valutazione. Nainggolan fa tutto quello che abbiamo detto non un po’ per volta, in una partita il mediano e nell’altra il trequartista, no, lo fa nella stessa partita. In 90 minuti è ovunque ci sia bisogno di lui, riunisce quell’insieme di qualità mischiandole: tecnica, agonismo, sensibilità tattica, scelta di tempo, scelta di posizione, centravanti, mediano, interno. Come questo sia possibile, bisognerebbe chiederlo a lui o, ancora meglio, al Dio del calcio che gli ha fatto un dono così raro. Contro la Sampdoria, ha segnato due gol molto belli, con cui ha aperto e chiuso la sfida di Coppa Italia. Il primo con un tiro al volo sul quale, più della precisione, è stata incredibile la rapidità con cui si è coordinato quando sciaguratamente e inaspettatamente Silvestre gli ha regalato la palla: quindi tecnica e prontezza ai massimi livelli; il secondo con un colpo di testa, su cross di Perotti, grazie a un inserimento in area con un tempo perfetto, seppure favorito dalla squinternata difesa doriana. Ma oltre alle due reti, ci sono stati altri due momenti che hanno sintetizzato il suo calcio. Il primo è stato il colpo di tacco in area della Samp con cui ha dato a El Shaarawy una palla-gol (poi sbagliata), il secondo un recupero straordinario ai bordi dell’area romanista su Bruno Fernandes.

CLUB RISTRETTO – Il belga appartiene a una categoria ristretta, al cui interno trovano spazio giocatori come Pogba. La loro forza dirompente, l’esuberanza atletica, il dinamismo, portano gli osservatori a sottovalutarne la tecnica e l’intelligenza. A volte si confonde l’eleganza con la tecnica. Per fare un esempio, Dybala e Perotti hanno piedi più raffinati dei loro, ma mentre Nainggolan (e Pogba) possono giocare da numeri 10, Dybala e Perotti non possono fare gli interni o i mediani nella stessa partita e nemmeno da una partita all’altra. In questi quattro anni giallorossi Nainggolan è cresciuto molto e nel calcio di Spalletti ha trovato il punto più alto della sua espressione. Spalletti ha capito che, attraverso quel fenomeno, può dare corpo ai suoi pensieri e sostanza ai suoi sistemi di gioco, scombinando i piani degli avversari. L’anno scorso è stato la chiave del ribaltone studiato dall’allenatore toscano che attaccava con due ali, Salah a destra ed El Shaarawy a sinistra, e con due centravanti atipici, Perotti e Nainggolan. E proprio il movimento ovunque del belga ha sostenuto, incoraggiato e realizzato la formidabile operazione tattica della Roma, favorendone la rincorsa al 3° posto. Nel campionato scorso ha segnato 6 gol, quest’anno è già a 7 complessivi, sono numeri considerevoli eppure non sono altro che un pezzetto di tutta la sua forza.

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