Corriere della Sera (G.Caudo) – Il 22 dicembre 2014, con la delibera 132 dell’Assemblea Capitolina presieduta da Valeria Baglio, condizionammo l’assenso all’operazione immobiliare proposta dal privato in attuazione (è utile ricordarlo) dei tre commi di legge contenuti nella finanziaria del 2013, imponendogli opere di interesse generale. Le opere sono (pagine 17 e seguenti della delibera):
1. Il potenziamento dell’offerta di trasporto pubblico su ferro a servizio dell’area di Tor di Valle e della città con frequenza di 16 treni l’ora nelle fasce di punta e un nuovo ponte pedonale verso la stazione FL1 di Magliana (58 milioni di euro).
2. L’adeguamento di via Ostiense/via del Mare, di cui si parla da decenni, fino allo svincolo con il Grande raccordo anulare (38,6 milioni di euro).
3. Il collegamento con l’autostrada Roma-Fiumicino attraverso un nuovo ponte sul Tevere (93,7 milioni di euro);
4. Interventi di mitigazione del rischio idraulico e di messa in sicurezza (10 milioni di euro).
In totale, le opere di interesse generale ammontano a 200 milioni di euro, che si aggiungono a quelle interne all’area dello stadio, il verde pubblico, i parcheggi pubblici e le strade interne, sempre a carico del privato, per altri 120 milioni i euro. I 200 milioni del costo delle opere esterne sono pari al 100% della rendita che il privato ottiene dalla realizzazione dei 242 mila metri quadrati di uffici (i grattacieli). Si tratta di una cattura della rendita del privato a vantaggio della collettività che rappresenta un cambio di rotta decisivo, soprattutto a Roma, del rapporto pubblico privato nella trasformazione urbana. Per questa ragione, ogni riduzione della cubatura, come si è visto in questi lunghi mesi, si traduce nella cancellazione di un’opera pubblica e quindi arreca un danno alla città.
Ecco il paradosso: l’amministrazione è disposta a far costruire solo lo stadio, senza opere pubbliche. Questo sì che sarebbe un grande regalo al privato. Il taglio del 20% delle cubature a cui si sta lavorando, se andasse a scapito del ponte sul Tevere e dello svincolo con la Roma-Fiumicino, sarebbe da irresponsabili, poiché si lascerebbe una sola via di accesso all’impianto sportivo, dalla via Ostiense. Questa partita andava sottratta alle tifoserie, ma ancora più ai finti paladini della lotta contro speculatori e interessi dei palazzinari, perché così l’unica a rimetterci è la città che non è rappresentata da nessuno. I tifosi vogliono lo stadio, la Raggi non vuole perdere la faccia e tutto avviene sulla pelle della città. Sommessamente, faccio un appello alla sindaca: se ha il coraggio di portare avanti l’intervento di Tor di Valle, lo faccia alla luce del sole nel massimo rigore, tenendo dritta la barra del pubblico interesse. Se è contraria vada a dirlo nell’unico posto dove si definiscono le regole, l’Aula Giulio Cesare. Il Movimento cinque Stelle ha la maggioranza schiacciante per ridefinire in quella sede le condizioni del pubblico interesse. Avviare negoziati fuori da questo percorso è al limite dell’illecito. Che sia sì sì o no no, tutto il resto appartiene al maligno.