Marco Cassetti, 6 stagioni trascorse con la maglia della Roma, ha vissuto, con Luis Enrique in panchina, l’ultimo anno in giallorosso. Il numero 77, in una lunga intervista, ha ripercorso tutte le tappe della sua esperienza nella capitale. Di seguito riportiamo integralmente le dichiarazioni rilasciate da Cassetti ai microfoni di Radio Manà Sport:
Che cosa non è andato con Luis Enrique?
“Non c’è stato nessun problema con lui, abbiamo sempre avuto un buon rapporto. L’unico problema è che non mi considerava un esterno ma un centrale. Io mi sono messo a sua disposizione”.
Questa è stata una stagione particolare dove hai indossato anche la fascia di capitano.
“Si, con lo Slovan dove siamo scesi in campo con una squadra incompleta”.
Come mai Luis non ti ha mai schierato sulla fascia anche nei momenti di emergenza?
“Non lo so, bisogna chiedere a lui. Il tecnico mi vedeva meglio come centrale difensivo”.
Nelle stagioni precedenti eri un titolare, con Luis Enrique sei diventato una riserva. Un nervosismo culminato con l’espulsione a Bergamo.
“Purtroppo ci sta. In quel caso poi la partita era già compromessa, eravamo sul 3-1 a 15 minuti dalla fine”.
Sulla tua permanenza, non c’è stato uno spiraglio?
“Mi sarebbe piaciuto restare almeno un altro anno. No, non c’è nulla in programma”.
Anche se dovesse tornare Montella?
“Con lui mi sono trovato bene, come con tutti. Ho avuto un rapporto diverso, è stato anche un compagno di squadra ma ormai lo vedevo come allenatore, era diventato quello che comanda e ci siamo messi a disposizione. Mi auguro di essere nei suoi pensieri, ma non la vedo cosi semplice”.
Nonostante le poche presenze sei una voce molto ascoltata nello spogliatoio. Ci sono state giornate da dimenticare nella stagione, nonostate lo spogliatoio si sia schierato dal tecnico. Cosa non ha funzionato?
“Le cose sono sempre andate bene nello spogliatoio, c’è stato grande entusiasmo ma questo si crea anche con i risultati. Il gioco era abbastanza dispendioso e creava parecchi probelmi in difesa, non siamo riusciti a mettere in pratica quello che il mister chiedeva. I risultati danno ragione e torto, e quest’anno sono stati negativi”.
Hai fatto solo 9 presenze nella stagione più disastrosa della Roma.
“Non è un mio pensiero, se si fa parte di un gruppo siamo tutti colpevoli o tutti commettiamo errori”.
Fino a giugno sei un tesserato della Roma. Hai parlato con Baldini e Sabatini?
“No, non ho avuto nessun incontro”.
Il rapporto con gli arbitri, hai trovato differenze con il passato?
“No, non credo, se andiamo a vedere tutte le espulisioni. Tranne quelle di Stekelenburg, dove le situazioni potevano essere valutate diversamente, le altre sono arrivate per insulti, come nel mio caso, falli di reazione, non ho visto accanimento”.
Compirai a breve 35 anni. Ti senti ancora integro fisicamente?
“Si, anche perche mi sono riposato un anno (ride, ndr). L’infiammazione al tendine l’ho smaltita, era un problema che mi portavo dietro da tempo”.
Sono arrivate altre offerte?
“Dico la verità, per adesso niente di niente”.
In questi sei anni qual è stato il momento più bello della tua carriera a Roma?
“Il derby. Poi Lione e dopo la partita in casa con il Manchester United”.
Tra Spalletti e Ranieri, chi ti ha dato di più?
“Mi sono sempre fatto questa domanda, ma tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno dato qualcosa, chi più chi meno. Metto tutti sullo stesso piano”.
Zeman?
“A Lecce abbiamo fatto un bellissimo campionato, abbiamo anche avuto degli scontri ma si faceva sempre per il bene della squadra”.
Si è scritto che Montella sarebbe prossimo a tornare a Roma. Ci hai parlato? Visto che ti ha allenato, è l’uomo giusto per la Roma?
“Non lo so, se dovesse tornare lo vedo molto bene, oltre all’entusiasmo che ha avuto quando ha sostituito Ranieri ha dimostrato di essere un allenatore con delle ottime idee. Questo è quello che cerca la società, può essere uno dei candidati, sicuramente”.
Il tuo bilancio sui nuovi acquisti, su chi punteresti?
“Non mi piace mai fare nomi, siccome si parla di esaltare qualcuno dico Pjanic, è giovane e viene da una società importante, giocava titolare in Francia, ha qualità incredibili. Ma anche gli altri non sono da meno. Come ho detto, quando non arrivano i risultati qualcuno ha sofferto questa cosa in campo e non è risucito a rendere al meglio”.
La tua esultanza al gol al derby?
“Avrei voluto fare mille cose, alla fine non ho fatto niente (ride, ndr). Un emozione difficile da descrivere”.
Il gol più bello è quello di Lisbona?
“Si”.
E l’assist a Totti a Genova?
“Beh, assist… Li Francesco ha fatto l’alchimista, ha trasformato in oro quello che gli è arrivato (ride, ndr)”.