Zeman parlava di un dualismo malato, quello tra De Rossi e Tachtsidis, creatosi strada facendo, lungo il saliscendi di questa stagione. Di dualismi, in realtà, nella Roma di quest’anno ce ne sono però tanti, almeno tre, uno per reparto. E non hanno fatto altro che creare malumore e tensioni, togliendo energie ai diretti interessati e minando la forza mentale degli stessi. Situazioni che andavano gestite in modo diverso da società e staff tecnico e che invece sono state lasciate incancrenire così, per la timidezza (o la paura?) di non metterci le mani.
Difesa – Chi urlava (legittimamente) il ritorno a gran voce di Stekelenburg tra i pali, è rimasto ancora una volta deluso. Maarten a Genova è tornato titolare e lo sarà fino alla fine del campionato, ma per l’ennesima volta non ha convinto, sbagliando sul 2-0 di Sansone (la punizione è sul suo palo e si infila proprio sopra le sue mani, lui che è alto quasi due metri e resta troppo piegato sulle gambe). Una cosa è certa, tra lui e Goicoechea resta sempre un abisso, come qualità e rendimento. Ma è altrettanto certo che da quando è arrivato a Roma, di errori Stek ne ha fatti a iosa. La speranza, ora, è che recuperi forza mentale ed autostima e che possa restituire alla Roma qualcuno dei punti che gli ha fatto perdere per strada. E, contemporaneamente, alla difesa anche un po’ di sicurezza in più, cosa che il portiere dovrebbe dare guidando il reparto (e, quindi, parlando).
Centrocampo – In mezzo al campo, invece, il dualismo che ha mandato in frantumi un po’ tutti i sogni è proprio quello che si è creato tra De Rossi e Tachtsidis. Zeman aveva scelto il regista greco per la sua Roma, la gente e la società voleva De Rossi. Alla prima chance, quella di domenica scorsa, Daniele non ha però saputo cogliere l’occasione. Colpa di una scarsa forma, certo, ma probabilmente anche di una stabilità mentale che in questo momento non è delle migliori.
Attacco – Infine davanti, dove a lungo c’è stata il dubbio: Osvaldo o Destro? L’Osvaldo di inizio stagione non lasciava dubbi, non c’era neanche partita. Questo qui, invece, molti di più. E forse qui il dualismo ha funzionato al contrario, appena si è fatto male Destro l’italoargentino si è seduto: niente più concorrenza, niente più rischi. Qui la testa, però, non conta. E’ una questione di stimoli. E di motivazioni, che è profondamente diverso.
Gazzetta dello Sport – Andrea Pugliese