Il Tempo (M.Ciccognani) – I Diavoli siamo noi, lo sono Antonio Conte e quella magnifica espressione di squadra presentata ieri sera a Lione contro il Belgio.Niente fuoriclasse, solo una squadra. Questo voleva il ct e questo ha ottenuto. È la vittoria di un ct operaio, che sta alla panchina come vuole stiano i suoi in campo. E i suoi non lo hanno deluso. Si scontra con Zaza, sanguina dal naso e continua a sbraitare. Disegna la partita in maniera impeccabile, stoppa il Belgio sul piano del gioco. Loro hanno i talenti puri, noi il gruppo. Che vale, e pure tanto.
«Abbiamo fatto esattamente quello che avevamo preparato durante tutto questo periodo di ritiro e lo abbiamo messo in pratica – ha sottolineato Antonio Conte in conferenza stampa – una partita preparata bene e giocata nella maniera giusta. Bravi ai ragazzi che hanno saputo stringere i denti nei momenti difficili. La nostra forza è la compattezza e quando siamo così intensi possiamo fare grandi cose, come stasera e alla fine l’abbiamo spuntata contro una candidata al titolo».
Si tocca il viso e quella ferita sotto il naso dopo il contatto con Zaza per festeggiare il gol di Giaccherini. «Io e loro siamo una cosa sola. E pur di vincere mi sacrifico io». Una vittoria figlia di un gioco a tratti spettacolare, ma Conte frena i facili entusiasmi e tiene i piedi per terra. «Abbiamo vinto solo il primo round di un lungo viaggio. Siamo solo all’inizio, abbiamo imboccato la strada giusta ma il cammino verso il traguardo è ancora lungo. Ripeto, non abbiamo fatto ancora nulla ma spero di arrivare dove questi ragazzi meritano di arrivare. L’Italia ha giocato come piace a me e, al di là della vittoria, mi fa piacere solo una cosa, che questa sia una squadra. E noi lo siamo, e lo abbiamo dimostrato sul campo. La verità su dove possiamo arrivare – analizza l’allenatore – ce la può fare solo il terreno di gioco, quello non mente. Ma attenzione, guai ad esaltarci e a fare come due anni fa. In Brasile battemmo l’Inghilterra all’esordio ma sappiamo tutti come è andata a finire. Quindi piedi per terra e continuiamo a lavorare».
Una squadra che stringe i denti e soffre. «La sofferenza dovevamo metterla in conto, non fosse altro perché giocavamo contro una squadra con tanti campioni, in campo e in panchina. Noi ad un certo punto abbiamo rallentato come se avessimo spento la luce. Poi abbiamo ricambiato marcia e ci siamo ricordati cosa siamo capaci di fare e sfiorato più volte il 2-0 che poi alla fine è arrivato. Giaccherini? Ottima partita, ma come tanti altri. Ora – ha concluso Conte – torniamo a lavorare e testa alla Svezia».