Fabio Capello, ex tecnico giallorosso, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport, dove ha parlato del momento che sta passando la Roma. Queste le sue parole: “Domenica ho visto un’Inter che ha concesso poco: i giallorossi arrivavano alla trequarti ma poi non riuscivano a pungere. Nemmeno su angoli e punizioni, i punti forti, sono riusciti ad emergere“.
Perché questa squadra non gioca come potrebbe?
“L’esonero di De Rossi ha provocato uno shock. Quello che era stato costruito con lui è andato perso. Juric ha chiesto cose diverse e il gruppo non ha assorbito ancora questo nuovo modo di giocare. La Roma non merita la classifica che ha, ma di certo non si vede ancora una squadra, al di là dei singoli. L’unico che ha fatto cose di alto livello è stato Dybala: con 3,4 passaggi in verticale ha messo in difficoltà l’Inter“.
Ma non le sembra che proprio Dybala, abbia giocato troppo indietro, facendo pure il terzino?
“L’ho visto correre, tornare. Un esempio. E non era facile con l’Inter, non a caso la squadra più forte d’Italia”.
Come gestire tre trequartisti molto simili come Paulo, Soulé e Baldanzi?
“È necessario che Dybala si impegni come domenica e gli altri, quando lo sostituiscono, devono fare qualcosa in più. Ma, ribadisco, a questa squadra manca qualcosa, per esempio un centrocampo che ad un certo punto dica: “Adesso comandiamo noi”. E’ una squadra che va a sprazzi sulle giocate dell’uno o dell’altro, non c’è armonia nel gioco“.
A proposito di leadership, è lecito attendersi qualcosa in più da Pellegrini e Cristante (fischiati dai tifosi)?
“Anche qui bisogna rifare un discorso a monte e chiedersi perché tu, società, hai fatto firmare un triennale a DDR perché l’hai ritenuto idoneo e dopo 4 gare lo mandi via. Questo aspetto già mi fa venire dei dubbi su certe capacità dirigenziali. La sensazione è di una confusione generale. E i fischi ai singoli sono poi una conseguenza. Cristante e Pellegrini andrebbero sostenuti dai tifosi affinché la squadra diventi importante pure in classifica. Se giocano sempre vuol dire che sono i migliori in organico“.
Come valuta Pisilli e Koné?
“Il primo domenica l’ho visto un po’ in difficoltà, ha sbagliato passaggi semplici. In prospettiva sono tutti e due importanti”.
Che gliene pare di Dovbyk?
“Ottimo acquisto, contro l’Inter ha smistato bene la palla”.
Come mai un gigante come Hummels non ha ancora giocato? E perché gli altri nuovi non si sono ancora inseriti appieno?
“Forse l’acquisto di Hummels era stato pensato per la squadra che De Rossi stava allenando. Poi è arrivato Juric a campionato in corso e sono cambiate molte cose. Però la domanda resta proprio quella: perché i nuovi, a parte Dovbyk, non giocano? È una cosa da Cinecittà…”.
Non c’è forse poca relazione tra il gioco di Juric, che ha sempre puntato su esterni a tutta fascia, e le caratteristiche dell’organico della Roma?
“C’era una squadra pensata da De Rossi, appunto, e ora ce n’è una, con Juric, con altre caratteristiche ed esigenze”.
Ma la Roma è da Champions?
“La classifica parla chiaro. Ci sono altre squadre, Lazio compresa, che adesso corrono di più”.
La “precarietà” di Juric, in scadenza a giugno, può pesare psicologicamente sulla squadra?
“Qui devono essere i giocatori a prendere in mano la situazione, fare gruppo e lottare qualunque sia la prospettiva e la scadenza di contratto del proprio tecnico”.
Si avverte la mancanza di una figura dirigenziale di peso in questa fase?
“In effetti, mi ha fatto sorridere che a Monza, per protestare per un rigore non dato, sia andato un dirigente (il ds Ghisolfi, ndr) che parla francese…”.
Foto: [Marc Piasecki] via [Getty Images]