Capello: “Roma non mollare e scommetti su Romagnoli”

Fabio Capello

La Gazzetta dello Sport (S. Boldrini) – Dal telefono arrivano i rumori del traffico di Mosca. Fabio Capello risponde dalla capitale russa, dove i problemi con la federcalcio sono all’ordine del giorno. L’ultima questione riguarda il mancato pagamento dello stipendio di aprile e il pregresso saldato con un tasso di cambio più basso. I lanci d’agenzia dalla Russia riportano uno scenario di alta tensione. Il presidente federale Nikolai Tolstikh ha liquidato i due problemi sollevati da Capello dicendo che sono «insignificanti rispetto alla festa patriottica per il settantennale della vittoria sul nazismo». L’allenatore ha replicato di non accettare lezioni in materia, ricordando che suo padre Guerrino, maestro elementare e grande sportivo, finì in un campo di concentramento in Germania. Capello non aggiunge altro. «Parliamo di tutto, ma non della Russia».

Un giudizio sulle due semifinali di andata di Champions?
«La Juve ha dimostrato di essere una squadra solida, determinata, l’unica vera formazione europea del nostro calcio. Ha giocato in modo intelligente, coprendosi e ripartendo. Ormai si è creato un solco tra la lei e gli altri club italiani. Il Real Madrid ha pagato soprattutto l’indisponibilità di Modric, l’uomo che dà qualcosa in più in termini di fantasia ed è il collegamento tra centrocampo e attacco. Attenzione però, anche la Juve aveva un assente importante, perché essere privi di Pogba è un handicap pesantissimo».
La gara di ritorno?
«Per la Juve sarà una battaglia. Il Real Madrid in casa dà sempre il massimo e avrà il pubblico del Bernabeu a sostenerlo. Stavolta i tifosi del Real non penseranno al gioco, ma all’obiettivo: raggiungere la finale. Il 2-1 è un risultato pericoloso per la Juve. Per questa ragione, le mie percentuali di qualificazione sono 50 per cento e 50 per cento».
Tenere sempre sotto la corda Ancelotti non sta creando problemi al Real?
«In questi contesti ci sono i pro e i contro. Dipende dall’effetto finale. Il rischio è quello di perdere il controllo della squadra, ma penso che Ancelotti abbia i giocatori dalla sua parte e questo è molto importante. Carlo è stato bravissimo a gestire finora la situazione».
Titoli alla mano, Ancelotti è il miglior allenatore italiano di oggi?
«Nessun dubbio. È il Number One».
L’altra semifinale, Barcellona-Bayern.
«Una partita bellissima, che ha ribadito un concetto: anche per i migliori spartiti servono i fuoriclasse. Il Barcellona è stato una meravigliosa orchestra con grandissimi musicisti. I “Berliner Philharmoniker” sono stati i calciatori blaugrana. Il Bayern è sembrato stavolta una semplice banda, ma va ricordato che mancavano elementi come Robben, Ribery e Alaba, fondamentali per il calcio di Guardiola. Il 3-0 è un risultato pesante e ha l’aspetto di una sentenza, ma i tedeschi non mollano mai. Le mie percentuali sono 45 per cento Bayern e 55 per cento Barcellona».
Una parola per Messi?
«Un genio. Fa cose che gli altri non immaginano. È il miglior calciatore di oggi. Ha fantasia, velocità, tecnica eccezionale e gioca per la squadra. Per me è alla pari di Pelé e Maradona, con una considerazione di fondo: il calcio di oggi è molto più veloce di quello di quaranta o trenta anni fa».
Un altro protagonista di Barcellona-Bayern?
«Il nostro Rizzoli. La sua direzione di gara è stata magistrale. Ha lasciato giocare, senza mai perdere il controllo della situazione. La registrazione della partita dovrebbe essere mostrata agli arbitri italiani: hanno il vizio di fischiare troppo».
La tecnologia per i gol-non gol alle eliminatorie mondiali.
«Era ora. Si perde sempre troppo tempo. Mi dispiace che questo progresso arrivi solo adesso. Avevo suggerito l’introduzione della tecnologia nel febbraio 2010, in una riunione prima del Mondiale. Dissero che non serviva. Se mi avessero ascoltato, il gol di Lampard alla Germania sarebbe stato convalidato e forse il destino dell’Inghilterra sarebbe stato diverso. Certi errori sono pesantissimi. Possono bruciare il lavoro di anni».
Il presidente del Napoli De Laurentiis è furibondo dopo la rete in fuorigioco convalidata al Dnipro. Un errore grave, nonostante la presenza degli assistenti d’area.
«Non parliamo di fuorigioco, in Austria con la Russia abbiamo subito un gol con tre avversari in posizione irregolare. De Laurentiis ha perfettamente ragione. Un errore colossale che può costare l’Europa League al Napoli, anche se sono convinto che la squadra in Ucraina abbia i mezzi per conquistare la finale. La considerazione triste è che in tutti gli sport più importanti la tecnologia è stata adottata da diverso tempo, ma il calcio resta sempre al palo».
Berlusconi sta trattando la cessione del Milan.
«Mi sembra che stia facendo le cose giuste. Affari importanti come questo vanno affrontati con calma. La fretta potrebbe giocare brutti scherzi. Berlusconi negli affari ha sempre dimostrato di avere fiuto. Mi fido di lui».
Oggi c’è Milan-Roma.
«Una partita imprevedibile. Il Milan non può perdere ancora, mentre la Roma ha bisogno di punti per il secondo posto. La squadra di Garcia ha acquistato un piccolo vantaggio e non può mollare proprio adesso».
Anche l’Inter, come il Milan, potrebbe restare fuori dall’Europa.
«Mancini ha fatto il possibile per raddrizzare la situazione e sta dando la sua impronta alla squadra, ma ho la sensazione che si aspettasse un lavoro più facile. L’Inter va ricostruita. Sicuramente la multa dell’Uefa complica i progetti».
I nuovi talenti segnalati dal campionato italiano?
«Dybala e Romagnoli mi sembrano quelli sui quali si può scommettere per il futuro. In ogni caso, bisogna essere sempre cauti con i giudizi. Cuadrado alla Fiorentina sembrava un fenomeno, poi è passato al Chelsea e non ha più giocato. Questa storia mi pare esemplare per indicare la dimensione attuale della nostra Serie A».
La squadra più interessante?
«L’Empoli. Ha portato una ventata di aria fresca e mi piace per una scelta ideologica. Sono contrario a chi scopiazza il gioco del Barcellona, senza avere campioni di quel livello. Meglio puntare su una strada diversa, come quella di un calcio più verticale e rapido. Sarri è stato davvero bravo».
In Inghilterra ha vinto il Chelsea di Mourinho.
«Un successo che ribadisce la grande intelligenza e le doti straordinarie di Mourinho. Avrà anche parcheggiato qualche volta l’autobus, come gli rimproverano in Inghilterra, ma ha vinto. Per me vale sempre la famosa frase di Boniperti: vincere è l’unica cosa che conta. Mourinho conquista i trofei, gli altri fanno filosofia».
Terry è stato determinante per il Chelsea.
«Terry è un giocatore che ho sempre sostenuto, anche quando hanno cercato di attribuirgli colpe che non aveva. Per lui ho lasciato la nazionale inglese. Per me resta il miglior difensore d’Oltremanica».
Jones, Wilshere, Welbeck: lanciati in nazionale da Capello, oggi sono l’ossatura dell’Inghilterra.
«A questi nomi aggiungerei Walcott, che aveva già debuttato in nazionale, ma poi era stato messo da parte. Ho convocato questi ragazzi quando avevano anche meno di 20 anni. In Inghilterra si può fare, in Italia con i giovani c’è una prudenza eccessiva. Sono dell’idea che quando la qualità c’è, non bisogna aspettare».
Le elezioni in Gran Bretagna sono state il trionfo del premier David Cameron.
«Me l’aspettavo. Perché il voto avrebbe dovuto cambiare il corso di un Paese dove l’economia sta andando molto bene? Con Cameron al governo la Gran Bretagna si è ripresa dopo la grave crisi del 2008. La verità è che bisognerebbe rivedere i criteri dei sondaggi, clamorosamente smentiti. La mia domanda è: non ci azzeccano proprio o non vogliono azzeccarci?».

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