Cannavaro: “Spalletti e Totti non si sono capiti. Il Napoli meriterebbe qualcosa in più rispetto alla Roma”

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Il Mattino (F.De Luca) – Otto mesi fa, quando sul Napoli piovevano fischi, chiese ai tifosi di avere fiducia in questo progetto e in Sarri. A quattro giornate dalla fine del campionato, Fabio Cannavaro – eccellenza di Napoli, capitano dell’Italia mondiale nel 2006 – definisce «straordinario» il lavoro che potrebbe essere oggi suggellato dalla certezza di partecipare alla prossima Champions, eppure sottolinea un rimpianto: «Il Napoli avrebbe potuto vincerelo scudetto».

Sbagliato accontentarsi del secondo posto, allora?
«Vorrei essere chiaro. Sarri ha fatto un’opera straordinaria. Il Napoli ha giocato benissimo e lui ha confermato di essere un allenatore intelligente, cambiando modulo quando le cose non funzionavano e passando al 4-3-3, il sistema che ha fatto la differenza e che ha consentito alla squadra di portarsi in testa alla classifica. Però…».

Però?
«Se si dice che quest’anno sono state poste le basi per vincere il prossimo scudetto, io invece dico che era questo l’anno giusto per il Napoli, perché avrebbe potuto approfittare delle difficoltà iniziali della Juve e dell’assenza ai vertici di Roma, Inter e Milan. Quando ci sono simili vantaggi bisogna avere la capacità di saperli sfruttare fino in fondo. Era un’opportunità incredibile. Per carità, la stagione resta positiva, ma è stata buttata un’occasione. Ricordate dov’era la Juve prima dello scontro diretto? A due punti dal Napoli. E ora guardate dov’è».

Cosa ha fatto la differenza?
«Penso al mercato di gennaio: si poteva fare qualcosa in più,invece è stato preso soltanto il giovane Grassi, che neanche ha giocato. Bisogna poi considerare altri aspetti: Sarri è al primo anno di lavoro e il Napoli ha pagato la dimensione della sua rosa».

In che senso?
«Rispetto alla Juve la differenza è stata fatta dall’organico. Il Napoli ha sfruttato soltanto 12 giocatori e nei momenti chiave ciò è stato pagato. Quando parlo di rosa, non mi riferisco ai campioni della Juve e alla loro attitudine a vincere: penso anche a giocatori come Cuadrado o Rugani, preziosi quando sono stati chiamati in causa. E poi c’è l’abitudine dei bianconeri alle pressioni: nei momenti cruciali sanno esaltarsi».

E nei momenti cruciali non sono mancati supporti, diciamo così, esterni? A Napoli vi sono state lamentele per gli errori di Rizzoli nel derby contro il Torino e il padre di Higuain ha parlato di aiuti alla Juve che hanno innervosito Gonzalo.
«A dieci anni da Calciopoli parliamo ancora di questo? Ma dai.. È sbagliata la ricerca di alibi, che regna nel nostro sport e nella nostra cultura. Per me, quando una squadra è forte vince: non ci sono discussioni. Gli episodi possono capitare, ma sono un’altra cosa».

La sfida di Roma è diventata decisiva per il secondo posto e l’altro accesso alla Champions.
«Momento particolare per le due squadre. Il Napoli meriterebbe qualcosa in più rispetto alla Roma dopo quanto ha fatto vedere quest’anno. Ma rischia se non va all’Olimpico con la testa, la preparazione e l’umore giusti. Recuperando Higuain dopo tre settimane, con l’organico al completo, può andare a vincere e a chiudere il discorso Champions:ne ha le forze».

Con un vantaggio di 5 punti sulla Roma a quattro partite dalla fine, il Napoli ha due risultati a favore.
«Calma. L’esperienza mi dice che bisogna sempre giocare per vincere ed è senz’altro quello che farà Sarri. In caso di risultato negativo, la situazione si complicherebbe perché il margine resterebbe di due punti e non si deve credere che il finale di campionato sia facile: nessuno fa regali».

Quanta forza in più dà un fuoriclasse come Higuain?
«Tanta. Gonzalo vive una straordinaria stagione,ha segnato trenta gol, si è confermato uno degli attaccanti più bravi al mondo. Ma c’è l’interrogativo delle tre settimane di assenza: anche un campione come lui ha bisogno di ritrovare il ritmo gara. Serviranno a Roma attenzione ed equilibrio: Sarri è un esperto della gestione tattica».

Lei lo ha sostenuto nei momenti più delicati, dopo quell’inizio difficile, un punto tra Sassuolo e Samp. È l’allenatore giusto per un progetto a lunga scadenza?
«Non ho il minimo dubbio. Dopo questa stagione sarebbe un suicidio rinunciare a Sarri e ricominciare daccapo».

Sarri e Spalletti hanno sostituito Benitez e Garcia, Napoli e Roma sono state “restituite” ad allenatori italiani e i risultati si sono visti.
«Era ora, direi. Lo sostengo da ex giocatore e da allenatore: nessuno al mondo ha la nostra cultura calcistica. Certo, l’Italia non è più un punto di riferimento, ma la scuola degli allenatori resta la migliore. I più bravi sono i tecnici italiani, apprezzati e vincenti all’estero. Mourinho, che ha allenato l’Inter, e Guardiola, che ha giocato a Roma e Brescia, hanno avuto un’influenza italiana. Perché, allora, guardare oltre confine? Il lavoro di Sarri e Spalletti è la conferma di queste qualità. Di bravi ce ne sono tanti, purtroppo in questa stagione la categoria è stata mortificata da troppi esoneri».

Lei è stato recentemente a Trigoria, ha parlato con Spalletti e Totti.
«Con Spalletti c’è da sempre reciproca stima. Non sono stato un suo giocatore, però quando era allo Zenit mi ha avrebbe voluto: venne esonerato e l’operazione saltò. Ho studiato i suoi allenamenti. Sono stato a Trigoria nelle settimane in cui la Roma risaliva verso l’alta classifica e da parte di Spalletti c’era la preoccupazione che la squadra dopo sei-sette vittorie si fermasse, com’era accaduto in altri anni. Per questo, attraverso il dialogo con i giocatori, cercava di tenere alta la tensione».

Dialogo? Con Totti sembra che non lo abbia, al di là di pose studiate per foto e video.
«Ascoltando Spalletti e Francesco, mi sono fatto l’idea che in questo periodo non si siano capiti. Perché c’è una grande reciproca stima: li ho sentiti parlare l’uno benissimo dell’altro».

Lei, capitano di Totti in Nazionale, gli ha dato qualche consiglio?
«Anche se lui ha questa grande voglia di continuare, gli ho detto che è arrivato il momento di guardare al futuro perché da calciatore è difficile fare di più. Un ruolo dirigenziale sarebbe perfetto, dovrebbe parlarne con la società. Non vedrei Totti team manager della Roma, però vicepresidente d’alto profilo come Zanetti all’Inter sì: continuerebbe a vivere al fianco della squadra, nel suo ambiente».

La sua risposta?
«Vuole continuare. I grandi gol e i grandi numeri li farà sempre, però a quasi quarant’anni è difficile correre dietro agli avversari. Penso comunque che la gestione di Spalletti abbia aiutato e stimolato Totti».

Cannavaro ha lasciato tre mesi fa la panchina dell’Al Nassr in Arabia Saudita: quando torna ad allenare?
«Ho rinunciato a qualche proposta in Cina e in Europa. Aspetto, non c’è fretta».

Aspetta la chiamata per la Nazionale dopo gli Europei?
«Ho vissuto sedici anni in quell’ambiente, sfido chiunque a dire no alla Nazionale: sarei un ipocrita se dicessi che non ci penso, però sono realista. Sono contento di aver scelto questo percorso professionale,non credevo che mi piacesse tanto allenare e cerco di approfondire le mie conoscenze: sto per andare a Siviglia per studiare Unai Emery, l’allenatore che ha vinto le ultime due Europa League».

Quest’anno si celebrano i dieci anni del Mondiale di Berlino: dove sarà il prossimo 9 luglio?
«Non lo so, mi vengono già i brividi a pensarci. Sarà un giorno importante per chi visse quella straordinaria esperienza e per tutta l’Italia: una data da ricordare con grande orgoglio».

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