In che modo? «Nel 2000 fece un importante intervento di ristrutturazione su Campo Testaccio, per restituirlo alla città di Roma. Lo fece per la città, per i romani ma anche per se stesso ».
Per se stesso? «Sì, mio padre era un tifoso come tutti. E di quel campo conservava i ricordi di lui da bambino che, per mano al papà, mio nonno, andava a vedere le partite. Mio nonno ha contribuito alla nascita di quel campetto. Il tifo è fatto anche di queste emozioni. Anzi, direi che è fatto soprattutto di queste emozioni ».
Che cosa le raccontava suo padre di quel campetto a Testaccio? «Lì c’era la sua infanzia, ne era legato per i suoi ricordi da bambino. Come tutti i bambini che si avvicinano al pallone, magari per mano al papà. Per me è un dolore vederlo così».
Ora però Campo Testaccio sta sparendo, che succede? «Succede che Roma sta perdendo un pezzo unico della sua storia: non si tratta di un campo qualunque, a cui comunque andrebbe data la giusta importanza sociale, ma di di un Campo storico ».
Sono tanti i tifosi romanisti che lamentano questo abbandono. «Ci credo. Lì c’è il cuore del tifo della Roma. E’ inevitabile che chi conserva una memoria storica, resti amareggiato di fronte a questa situazione ».
Come risolvere uno stallo simile? «Il Sindaco Marino debba intervenire, per farsi da tramite e organizzare un tavolo tecnico a cui far sedere il concessionario da un lato e il campidoglio dall’altro».