In termini calcistici, trattasi di melina. Il pallone rimbalza da una parte all’altra, tanto per perdere tempo o, peggio, per deridere l’avversario. Ma, ai fini del risultato, non cambia niente. Così è rimasto Campo Testaccio, impantanato in un rimpallo di responsabilità. La querelle tra il Campidoglio e il Consorzio romano parcheggi, che avrebbe dovuto costruire un parcheggio interrato da 70 posti, va avanti.
La tanto attesa sentenza del Tar che, di fatto, il 6 giugno ha riconsegnato l’area al Comune non è che il primo gradino di una strada sempre più in salita.
Il costruttore infatti, che ha iniziato i lavori nella primavera del 2012 per poi vedersi togliere l’area a novembre dello stesso per inadempienza, ha già annunciato di voler impugnare la sentenza. Che cosa significa? Che passeranno altri mesi, forse anni, prima che si possa decidere qualcosa. Ormai a Testaccio si gioca solo a colpi di ricorsi. «Domani (oggi ndr) – spiega Yuri Trombetti, presidente del consiglio del municipio 1- con la presidente Alfonsi per incontrare l’assessore Pancalli e capire come muoverci, anche tramite l’avvocatura del Comune. Chiediamo di poter coprire la buca del campo con una spesa di 200 mila euro e poi, prorogando al concessione all’As Testaccio, chiedergli di allestire il campo. Però su tutti i progetti incombe il ricorso al Consiglio di Stato che, come già annunciato dal costruttore, si farà». Tutto fermo, di nuovo.
Proprio su quel prato verde che, a Roma, ha visto giocare calciatori come Amadeo Amadei e Fulvio Bernardini, i primi allenamenti della As Roma e poi tutte le generazioni di tifosi e romani che, a seguire, davanti a quel campo ci hanno sognato.
Leggo – L.Loiacono