Peggio di così per la Roma non poteva finire. La squadra di Garcia è stata battuta dalla Samp, adesso la Lazio incombe a meno uno e per giunta il primo gol doriano l’ha segnato un ex laziale, De Silvestri. C’è da difendere il secondo posto e il vantaggio ormai è esiguo: più uno sulla Lazio, più quattro sul Napoli, più cinque su Fiorentina e Doria. Per la volata Champions prende forma una grande ammucchiata. Roma sconfitta e contestata. Fischi all’Olimpico, col solito repertorio di cori che si fanno in casi del genere.
FINE CICLO? Qualcosa si è rotto tra Garcia e i giocatori e tra la squadra e l’ambiente. Oggi come oggi si ha l’impressione che il biennio dell’allenatore francese si avvii ad ingloriosa fine. Sì, rimane in piedi l’avventura in Europa League, ma l’obiettivo stagionale era altro e alto, si puntava allo scudetto. La «pareggite» ha azzerato i sogni di gloria. In campionato la Roma non vince in casa dal 30 novembre, 4-2 sull’Inter. Poi sette partite senza successi, sei pari e la batosta di ieri. Una sequenza horror, che non si verificava dal 1992-93 e che costituisce un record negativo nella storia della società. Vero che l’imbattibilità durava da 16 partite, ma che cosa te ne fai di non perdere se vinci col contagocce? Il fatto che questo colpo grazia l’abbia inferto la Samp suona sinistro, perché proprio qui all’Olimpico e contro lo stesso avversario i blucerchiati si imposero nella primavera del 2010, con doppietta di Pazzini, e tagliarono fuori i giallorossi dalla corsa scudetto.
SENZA SBOCCHI L’unico sbocco offensivo della Roma rimane Gervinho, che goleador non è. Il possesso palla resta la cifra del gioco di Garcia – 60,7 per cento a 39,3 -, ma senza un vero finalizzatore è dura capitalizzare. Ieri la squadra ha giocato come sempre con due ali, Iturbe e Gervinho, e con Tottifalso centravanti. Una minestra ormai riscaldata, funzionale a creare la solita palla profonda per Gervinho in velocità. L’ivoriano ha avuto un paio di occasioni del genere e le ha fallite, anche se va detto che Viviano in tutte e due le circostanze è stato molto bravo. La Roma è monotematica, è diventata prevedibile, appena due le reti segnate nelle ultime cinque giornate di campionato. Ci vorrebbe un centravanti: Doumbia, per quel che si è visto nel finale, è soltanto un’ipotesi di attaccante. Alla Samp è bastato arricciarsi all’indietro e colpire in contropiede, ché poi non è neppure del tutto vero neppure questo, perché lo 0-1 è arrivato sugli sviluppi di un corner.
TOTTICENTRISMO La Roma resta Totticentrica, e non sappiamo se sia un male o un bene. Non è sano che una squadra dipenda dai ragionamenti e dai colpi di un fuoriclasse di 38 quasi 39 anni. Totti ormai gioca da fermo e, data l’età, è normale che sia così. Ieri sera, nell’ora in cui è stato in campo, ha fatto cose buone, un paio di palloni dei suoi per quello «sciupagol» di Gervinho, e meno buone, un paio di occasioni buttate via. Il «Totticentrismo» genera da tempo un effetto collaterale, emargina Miralem Pjanic: colui che dovrebbe diventare il Totti del futuro, non si è visto come spesso è capitato nella corrente stagione. Talento congelato, sul centro-sinistra. Pjanic non ha creato nulla e non si è speso granché in non possesso palla, in più di una situazione è stato tagliato fuori dai «dai e vai» altrui. Totti e Pjanic sembrano ormai una dicotomia, separati nella medesima casa, pare che il primo escluda o meglio fagociti il secondo. La mancata integrazione tra i due sembra uno dei problemi principali. Totti a Roma non si discute, si ama e basta, però qualche domanda bisogna cominciare a porsela.
SAMP Per un’ora il Doria non ha mai tirato. Zero conclusioni. Poi, sugli sviluppi di un corner. Eto’o si è bevuto tre romanisti, ha messo in mezzo e De Silvestri di punta ha infilato De Sanctis. Gol umiliante per chi lo subisce. Lo 0-2 è stato fisiologico, figlio di un inevitabile contropiede, con Muriel che prima ha scosso il palo e poi ha insaccato. Anche in questo caso rete mortificante da incassare. Samp ostica e agnostica. Quella di Mihajlovic non è squadra che elabori troppi pensieri. Eto’o a sinistra smista palloni e crea situazioni. Gli altri sgobbano compatti, si rinchiudono e ripartono. Varietà di schemi sulle palle inattive come dimostra lo 0-1. Una squadra che è bella soltanto quando può distendersi , ma che è solida ed efficace. Non si fanno 45 punti in 27 giornate per caso o per qualcos’altro che inizia lo stesso per c
La Gazzetta dello Sport – S. Vernazza