Il Messaggero (M. Caputi) – Si attendevano risposte convincenti: sono arrivate, condite da piacevoli conferme e inaspettate novità. Lazio e Roma, ognuna alla propria maniera, hanno sgombrato il loro cielo dalle nubi che si aggiravano minacciose. Per la squadra di Pioli si è trattato, in verità, di una breve parentesi, alcuni dubbi si erano, infatti, addensati maligni dopo la sconfitta con la Juventus e il passo falso con il Chievo. Sono bastati invece dieci minuti perché la rete di Parolo, una delle conferme più liete, sgombrasse qualsiasi cattivo pensiero e lanciasse la ripartenza biancoceleste. La squadra di Pioli ha solide certezze: si posano sul gioco e sulla qualità di tanti uomini, primo fra tutti lo stupefacente Klose, l’highlander in cerca di record. Se la Lazio non trema e avverte con fermezza gli avversari di voler mantenere e consolidare il secondo posto, la Roma, dal suo canto, non molla.
La prestazione di Reggio Emilia è un segnale di ripresa. Rimangono le incertezze di tenuta fisica e psicologica, però lo spirito è parso quello giusto. La squadra è ancora convalescente, fatica a ritrovare completamente se stessa, come evidenziato nel secondo tempo. Se Florenzi e Nainggolan sono le certezze, De Rossi e Pjanic fondamentali, chi può aver cambiato il proprio destino e quello della squadra è, da ieri sera, Seydou Doumbia. Protagonista per caso, visto che non doveva neanche giocare, chissà che non possa invece iniziare ad esserlo, colmando quel vuoto giallorosso che corrisponde alla voce attaccante. In attesa di chiudere la giornata con Il Napoli impegnato a Empoli, l’immagine più triste è arrivata dal Milan, molto di più di quella del Parma, da ieri matematicamente retrocesso in B. Mentre Berlusconi è costretto a scegliere il miglior compratore, la squadra e Inzaghi crollano sotto i colpi del Genoa e della contestazione dura dei tifosi. É la fine o un nuovo inizio, ma nulla sarà come prima.