La Gazzetta dello Sport (F. Cirici) – «Non ho mai avuto contezza di alterazioni di risultati, né ho mai sentito parlare di soldi». Sereno, sicuro, deciso. Antonio Conte si è presentato ieri mattina davanti al giudice Domenico Mascolo del Tribunale di Bari, per rispondere come teste al pm Giuseppe Dentamaro e agli avvocati di parte, in uno dei processi sul calcioscommesse relativo a Bari-Treviso (0-1 del 2008) e Salernitana-Bari (3-2) dell’anno dopo (18 imputati). Puntuale anche Alessandro Gazzi, ora al Torino. Assenti per ragioni personali, il dirigente Giorgio Perinetti e Andrea Ranocchia: potrebbero essere sentiti nella prossima udienza, il 25 settembre.
NASCONDINO Ore 9,30: interno del parcheggio del Tribunale. Pur di sfuggire all’occhio delle telecamere e a svariati taccuini, il c.t. azzurro si è nascosto dietro un albero per un minuto, in attesa che lo prelevasse un’auto dei carabinieri per condurlo nell’aula giudiziaria da un ingresso secondario. «Contro il Treviso schierai la formazione migliore – ricorda Conte –, fuorché Santoruvo. Aveva la pubalgia e volevo utilizzarlo a Lecce, sette giorni dopo. La squadra si impegnò, ma non ero contento perché stavamo perdendo. Alla fine del primo tempo feci un cazziatone nello spogliatoio». E poi: «Durante la stagione ci può stare che la squadra si riunisca senza il tecnico, ma escludo che nei giorni precedenti alla partita con il Treviso ci siano state riunioni. Nessuno mi chiese il permesso».
GEMELLAGGIO Dal Treviso alla Salernitana. «I nostri tifosi non ci chiesero di perdere – precisa il c.t. azzurro – ma, forti di un gemellaggio con la tifoseria avversaria, in modo indiretto durante la settimana ci fecero capire di dare una mano alla Salernitana, visto che noi eravamo già promossi mentre loro erano in lotta per la salvezza. Dissi ai ragazzi che non doveva interessarci il gemellaggio. Offrii motivazioni al gruppo: volevo restare in testa ed alzare la coppa della B. Giocammo a viso aperto, senza tatticismi, ma non vidi nulla di strano in campo. Gillet? Aveva fatto un ottimo campionato. Sapeva però che non avrebbe giocato a Salerno, perché intendevo dare una soddisfazione al dodicesimo, Santoni, mai utilizzato prima». Il tono di Conte si fa secco: «Quando venne fuori la notizia dell’inchiesta, Stellini era con me alla Juventus. Mi disse che c’erano problemi per Bari -Salernitana. Voleva parlarmi, lo mandai via subito perché ero troppo nervoso. Qualche giorno dopo Stellini si dimise dal club bianconero».
REGALO Anche Gazzi non ha mai sentito parlare di soldi. Ma… «Agli inizi della settimana nello spogliatoio Santoruvo, rivolto ai compagni, chiese di lasciare la partita al Treviso. Capii che parlava a nome di Esposito». Copione simile 12 mesi dopo: «Ci fu una riunione rumorosa in palestra. Stellini, alla presenza di tutti, parlò del gemellaggio tra le tifoserie e dell’eventualità di lasciare la partita alla Salernitana. Me ne andai subito. Nel pomeriggio Stellini mi inviò un sms, chiedendomi cosa pensassi. Gli risposi che non volevo sentirne parlare». Il computer ricevuto dopo Salerno? «Lo trovai al mio posto, alla ripresa degli allenamenti. Stellini ed Esposito mi dissero che era un regalo. Presi il giorno dopo il pc perché pensai fosse un cadeau per il mio esordio da capitano»