Il Messaggero (M. Ferretti) – Qui c’è qualcosa che non quadra più. Anzi, visto che ci sono di mezzo soldi, tanti soldi, forse quadra alla perfezione. Allora: andiamo su internet e digitiamo il sito doyensports.com e, a seguire, clicchiamo su players and coaches e poi su players investment: spuntano i faccioni di tutti i calciatori trattati dalla Doyen Sport del brasiliano Nelio Lucas, il fondo di private equity, con sede a Malta, che si occupa di finanziare gli acquisti e le cessioni di calciatori in ogni angolo del mondo. Accanto alla foto del laziale Felipe Anderson, ecco quella di Geoffrey Kondogbia. Ricordando che Lucas è l’uomo che ha fatto incontrare e abbracciare Silvio Berlusconi e mister Bee Taechaubol, il broker thailandese che ha acquistato il 48% del Milan (ma ancora non ha versato un euro…), appare quanto meno singolare che Kondogbia sia clamorosamente finito all’Inter e non al Milan, come tutto lasciava supporre fino a pochi giorni prima. E, allora, la forza di Lucas, indicato nelle ultime settimane come il padrone del calcio, dove è andata a finire? Un pesantissimo passo falso della Doyen, l’affare Kondogbia, o la conseguenza di un cruento (economicamente parlando, si intende) gioco di potere? O addirittura un do ut des tra squali?
Ciò che filtra da spifferi sparsi in ogni angolo d’Europa è che ci sia in atto una vera e propria guerra tra “fondisti”, in particolare tra la Doyen e Jorge Mendes, il miliardario agente portoghese che cura (a modo suo) gli interessi – tra gli altri – di Cristiano Ronaldo, Mourinho, Falcao e Diego Costa. E che controlla indirettamente pure Jackson Martinez, il colombiano che sembrava ad un passo dal Milan e che invece adesso è vicinissimo all’Atletico Madrid. Cioè proprio il club che, qualche anno fa, si è salvato dal disastro economico grazie al lavoro di Lucas attraverso le TPO (Third-Party Ownership), ovvero l’acquisto della proprietà di una percentuale del cartellino di un calciatore. La Doyen, ad esempio, nel 2011 ha finanziato il 55% del trasferimento di Falcao (uomo letteralmente di Mendes) dal Porto all’Atletico, che pagò il cartellino del colombiano 18 milioni di euro: due anni dopo, l’Atletico ha venduto Falcao al Monaco per circa 60 milioni di euro, garantendo 15 milioni all’attaccante e a Lucas, come previsto da una clausola contrattuale, e dividendo poi con lo stessa Doyen gli altri 45 milioni. Per inciso, Falcao nella prossima stagione giocherà nel Chelsea di Mourinho.
LOTTA DI POTERE – Lucas e Mendes (la sua società è la portoghese GestiFute), un tempo sodali per la pelle, oggi – dicono – si detestano e si fanno la guerra, ma devono guardarsi le spalle dalla Mondial Sport Management & Consulting Sarl di Constantin Dumitrascu, che ha scelto di vivere lontano dalle luci dei riflettori a Francoforte: secondo un recente studio dell’agenzia brasiliana Pluri Consultoria, il valore di mercato dei calciatori di Dumitrascu (Edinson Cavani, per dirne uno) si aggira intorno ai 760 milioni, mentre Mendes di ferma a 604. Al di là dei numeri, la realtà dice che il calcio mondiale ormai è nelle mani dei privati, non più dei club. Ecco perché la Fifa, a partire dal 1 maggio scorso, ha deciso di combattere con ogni mezzo società come Doyen, GestiFute o Mondial (art. 18 bis e ter del Regolamento Fifa per lo status ed il trasferimento dei calciatori), e la cosa non è piaciuta ad un sacco di operatori di mercato, convinti che tutto questo penalizzi i club più poveri. In realtà, temono che possano girare meno soldi. I dubbi che accompagnano la legittimità dei Fondi nel calcio (che quasi sempre hanno sedi in paradisi fiscali, con complicata ricostruzione di movimenti di soldi e di personaggi) sono molti e di ogni genere, sia economici che morali, ma da una ricerca del Cies (Centre International d’Etude du Sport) si evince che nel 2013 i trasferimenti con TPO hanno generato nel mondo 359,52 milioni di dollari, cioè il 9,68% del totale. E secondo un rapporto della Kpmg per conto dell’European club association (Eca), in Europa gli investitori privati possiedono partecipazioni in 1.100 calciatori per un valore di 1,1 miliardi di euro, il 5,7% dei trasferimenti continentali. Il calcio va a fondo, ma conviene a tutti.