La Gazzetta dello Sport (M.Fallisi) – Il chewing gum tra i denti era un po’ come il fischio del capotreno in stazione: quando Marcos Cafu cominciava a masticarlo il Pendolino partiva. E arrivava sempre a destinazione, correndo a una velocità e una costanza sbalorditive per chi lo affrontava ma non per i compagni. Loro dovevano solo farsi trovare pronti: “Io da anni faccio sempre il mio lavoro, vado avanti e indietro per la fascia e metto dei palloni in mezzo. Se ho la fortuna di trovare attaccanti bravi che la buttano dentro allora divento uomo assist”.
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Di “attaccanti bravi”, il neocinquantenne Cafu in carriera ne ha serviti parecchi, da Totti a Batistuta, da Shevchenko e Kakà e Ronaldo il Fenomeno, ma la differenza in questo caso la fanno i punti di vista: nessuno di loro potrà dire lo stesso dei terzini destri avuti in squadra. Di Cafu ce n’era solo uno.