Sei mesi alla sua età sono tanti. Alla sua età significa in un momento della carriera in cui non si ha più tempo da sprecare. Nicolas Burdisso riprende posizione al centro della difesa della Roma. Lievemente spostato sulla sinistra, stando alle carte che poi sono sempre diverse dal territorio. In campionato aveva giocato a maggio contro il Napoli. Intanto è passata un’estate durante la quale il difensore argentino si è girato e rigirato nei molti letti d’albergo conosciuti nei viaggi con la Roma, restando sveglio a chiedersi se non fosse il caso, a 32 anni, di tornare verso casa, per non perdere altri giorni e altre notti.
LUOGHI COMUNI – Poi i giallorossi non hanno preso quel centrale in più che avrebbero voluto. Hanno ingaggiato il minorenne Jedvaj il quale finora non trova luce con Garcia. Si sono tenuti Romagnoli e anche Burdisso. Il quale è adesso il primo cambio in mezzo per la difesa meno battuta d’Europa. Un solo gol incassato, quella del parmense Biabiany. E mai nessuna sostituzione, sino alla squalifica di Castan. Nella difesa a quattro i centrali non si cambiano mai se non in caso di apocalisse, questo racconta un luogo comune calcistico al quale evidentemente anche l’iconoclasta Garcia presta fede. Sui giovani il francese non ha idee rivoluzionare o renziane. La squadra deve assumerne a piccole dosi. Contro l’Udinese in inferiorità numerica non era il caso, contro il Chievo l’esperienza si faceva preferire alla freschezza. Bene, aveva ragione lui. A Torino se le varie serie positive devono continuare – sette partite senza subire gol, 681 minuti di imbattibilità per De Sanctis, tacendo delle dieci vittorie consecutive – meglio blindarle con un difensore di vecchia e coriacea stoffa. Burdisso va benissimo, con la fame di giocare che gli staziona in gola.
ASPETTARE – Davanti è bello e finito il riposo di Alessandro Florenzi. Con il Chievo ha potuto limitarsi a un guizzo decisivo, con il Torino ricompone il tridente più classico di quelli attualmente disponibili, tra Borriello e Ljajic. Si sa che questa squadra non digerisce con particolare facilità le soluzioni tattiche fantasiose, tipo l’avanzamento in cabina di regia alta di Pjanic per riprodurre un gioco vagamente simile a quello che si fa quando Totti è sano e lotta insieme con gli altri. Prima o poi Garcia proverà anche questo tipo di alchimie, ma adesso che la barca naviga praticamente da sola preferirà probabilmente lasciarla andare. Inoltre avrebbe poco senso dal punto di vista psicologico scomporre un reparto che ha abbattuto a testate le fortificazioni erette dal Chievo. L’allenatore si era concesso quarantott’ore di sincera speranza per Gervinho, ormai assente da due lunghe giornate. Precisando peraltro che lo avrebbe convocato per Torino solo se in assenza di qualsiasi rischio per il suo muscolo anteriore della coscia sinistra. Bene, ieri Gervinho si è sottoposto a risonanza magnetica e gli hanno spiegato che la lesione è molto migliorata.
Corriere dello Sport – M.Evangelisti