«Vincere, vincere, solo vincere». A ogni domanda Nicolas Burdisso, in arte il Bandito, risponde allo stesso modo. Con la faccia seria e lo sguardo fisso sull’interlocutore tanto per far capire meglio il concetto.Il difensore argentino sembra pronto a ricominciare da dove ha finito 8 mesi fa quando un terribile infortunio gli ha impedito di aiutare la Roma di Luis Enrique costringendolo a vivere una stagione da spettatore: «Ho sofferto a stare fuori anche perché l’annata è stata negativa. Forse non abbiamo capito bene il calcio che voleva fare lo spagnolo».
Ora però è tempo di pensare al presente: «Siamo la Roma, una grande squadra e dobbiamo necessariamente pensare a vincere il più possibile. Forse non siamo ancora ai livelli di Juve o Milan però nessuno in Italia ha i giovani e le prospettive di crescita che ha la Roma. Vogliamo arrivare a maggio con la possibilità di vincere scudetto e coppa Italia. Le mie condizioni? Ogni giorno mi chiedo se tornerò quello di prima. Non sono ancora al 100% ma il ginocchio sta bene». A prova di preparazione zemaniana: «Un ritiro così forte e intenso non l’ho mai fatto in tutta la mia carriera, ma ci servirà per il futuro». Futuro che Burdisso prevede roseo pur condividendo le parole di Totti («servono campioni»): «La penso come Francesco che non vuole un altro anno di transizione, ma la pensa così anche la società».
Anche Burdisso in questa stagione punta sull’amico Osvaldo («Siamo amici e suoniamo la chitarra insieme»), ma soprattutto su Lamela: «Deve essere il suo anno, ha doti incredibili ma occhio anche a Florenzi». Parole di un leader che la società vorrebbe blindare il prima possibile: «Mi hanno chiesto di firmare il rinnovo anche mentre ero infortunato e questo per me è un grande gesto. Io a vita alla Roma? Sì ma per vincere, non mi basta restare per la città che è bella o la tifoseria che è calda. Io voglio vincere con questa maglia». Un concetto ribadito più volte, quasi un’ossessione.
Poi un giudizio su Castan: «È serio e concreto, quello che serve alla Roma». Infine un giudizio sulla possibile cessione di Ibra e Thiago Silva al Psg: «Fa male per il calcio italiano. Una volta qui giocava Maradona e la serie A era il top». Già, una volta.
Leggo – Francesco Balzani