Il Messaggero (A. Angeloni) – Una Roma scarica, demotivata. Una prestazione difficile da ripetere, specie nel breve, e nel breve c’è la Lazio, cioè il derby della Capitale, una specie di spareggio per restare aggrappati al sogno della Champions che già ora è distante 4 punti. A Praga è successo quello che non doveva succedere: perdere male e con un risultato penalizzante per il cammino europeo, e indirettamente per il campionato.

Un risultato che abbassa inevitabilmente il morale in vista della sfida di domenica e che porterà la Roma, o rischia seriamente di portarla, a giocare ancora una volta il play-off di Europa League per poter accedere agli ottavi di finale. A Praga è successo che la Roma ha perso con lo stesso punteggio con cui aveva vinto e dominato la gara di andata, 2-0 come ventisette anni fa in epoca mazzoniana, ma questo è solo un dettaglio. Per di più giocando un brutto primo tempo e un mediocre secondo, con lampi di vera di Roma quando ormai tutto sembrava perso. Poco, insomma.

Quasi niente. Aouar un pesce fuor d’acqua, Bove ha corso tanto ma realizzando poco, anche se è l’unico elogiato da Mou a fine partita, e Celik, meglio quando è stato spostato a sinistra, ruolo non suo. Lukaku è stato mandato in campo per la sua voglia di record, ma la striscia di partite consecutive con gol in Europa League finisce a quattordici. Sorride solo Joao Costa, altro bambino esordiente di Mou. Uomo giusto nel momento sbagliato. Come è stata sbagliata la Roma, che per risorgere non deve dimenticare questo freddo pomeriggio di Praga.