Il Messaggero (G. Bernardini) – Il coraggio di Edoardo Bove si misura con il tempo che sta chiedendo a tutti per decidere. Vuole compiere la scelta migliore per salvare la propria carriera. Sono passati 5 giorni dal momento in cui il centrocampista si è accasciato al suolo al Franchi. Da quel frangente si sono potute ricavare ben poche informazioni certe sulla sua salute: la miocardite avuta ai tempi del Covid, il basso livello di potassio, l’aritmia che ha prodotto il breve arresto cardiaco.
Bove sarebbe convinto che queste circostanze siano poche per prendere una decisione che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. Si vuole curare, ma allo stesso tempo è desideroso di stabilire se le cure possano essere compatibili con il suo impegno in campo. L’ipotesi dell’installazione di un defibrillatore rimane la principale, tuttavia ci sono poche possibilità che l’intervento non si svolga a breve.
Il motivo è semplice, Bove vuole essere certo che il quadro clinico sia completo per non compromettere nessuno degli scenari possibili. Nell’ordine di desiderabilità: non rischiare la salute, tornare a giocare a calcio a livello professionistico, continuare a farlo nella sua squadra, la Fiorentina. Per tutti questi motivi, per la forte volontà del giocatore, è probabile che la scelta finale possa anche arrivare nelle prossime settimane da casa sua, dove presto tornerà.
Bisogna ancora stabilire quanto è grande la cicatrice sul cuore causata dalla miocardite; bisogna capire se altri segnali lanciati dal suo corpo in passato e negli scorsi mesi costituiscano un allarme (ad esempio, cos’era accaduto esattamente l’11 novembre, quando aveva dovuto lasciare il ritiro della nazionale under 21 a Tirrenia per un problema legato alla sua spossatezza?); infine è assolutamente necessario comprendere se la disfunzione cardiaca sia congenita o legata ad una questione genetica. Per scoprirlo serve quel che Bove starebbe chiedendo, il tempo.
I risultati di quest’ultimo test sono infatti legati alla mappatura del suo dna, una procedura lunga, il cui esito potrebbe anche portare a individuare una cura compatibile con lo sforzo atletico. Il ragazzo vuole tornare in campo, l’uomo vuole provare a non confondere le aspettative con le speranze.