La Repubblica (M. Pinci) – Nell’Europeo più politicizzato della storia, l’Italia ha deciso di non decidere. Un passo in fondo non troppo diverso dalla posizione dell’Uefa sullo stadio arcobaleno a Monaco. Ma la questione ha rotto il muro e il silenzio dello spogliatoio, diventando argomento di discussione tra i calciatori.
Stavolta, nell’occhio del ciclone è finita l’Italia, che non ha chiesto alla Uefa di dedicare qualche secondo per ripetere l’inchino, nato sui campi di football americano per il movimento Black Lives Matter. I più esposti, nel gruppo e nello staff azzurro, hanno provato a spiegare che quel gesto vuol dire prima di tutto scegliere tra due opposte, dopo la figuraccia contro il Galles, quando i giocatori italiani s’erano trovati spiazzati, cinque in ginocchio, alcuni quasi senza capire, gli altri in piedi.
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La Federcalcio è convinta che una scena così non si ripeterà, perché: “Abbiamo conferme che neanche l’Austria ha chiesto all’Uefa di potersi inginocchiare“. Ma è stato il capitano austriaco David Alaba ad alzare il pressing mentale, lanciando quella che somiglia quasi ad una sfida: “Inginocchiarci? Non è escluso che, se succede, qualcuno di noi lo possa fare. È un gesto che ha fatto il giro del mondo e che ha aiutato a sensibilizzare sul problema del razzismo ed è qualcosa di positivo“. Una frase tradotta prima in una forma più assertiva (“Ci inginocchieremo ancora contro l’Italia, poi rimodulata in chiave più morbida.
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E gli azzurri? “Faremo una riunione in hotel e decideremo tutti insieme come comportarci, come sarebbe dovuto accadere anche prima del match col Galles, e se fare eventualmente una richiesta alla nostra federazione in merito“, ha detto con la voce un po’ incerta Leonardo Bonucci, a cui l’assenza di Chiellini affiderà ancora il ruolo di capitano.