La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Neanche il tempo di far fare due squilli che Zibì Boniek risponde al telefono: «Non è la prima telefonata che ricevo oggi su Szczesny: giornalisti, amici, tifosi… Volete tutti sapere il mio parere su di lui». Esatto, visto che quello del portiere è il tema del giorno. D’altronde Boniek è il presidente della federcalcio polacca, ha giocato nella Roma ed è uno che non ha problemi a dire le cose come stanno. Per questo, indipendentemente dalla nazionalità, se deve criticare Szczesny lo fa. Ma non è questo il caso: «Si è parlato tanto delle sue dichiarazioni su di un ritorno all’Arsenal. Bene: dov’è la novità? È in prestito secco, non ha mai nascosto il suo amore per quel club, perché tutto questo stupore? Se non avesse fatto errori si sarebbe parlato lo stesso della sua intervista? Non credo».
FUORI DAL CAMPO – Secondo Boniek, Szczesny paga la troppa sincerità: «Non è un cretino, né ruffiano. Ha detto quello che pensa. E sa perfettamente che per avere le opportunità di tornare a Londra, sempre se si concretizzeranno, deve fare bene, anzi benissimo, con la Roma. Stesso discorso per quanto riguarda la nazionale: tutto passa dalle sue prestazioni in giallorosso». Ma c’è una domanda che in molti si stanno facendo — e ieri sui social il dibattito andava per la maggiore —: fa bene la Roma a puntare su di un portiere che sembra sentirsi di passaggio? «Non scherziamo, la storia del calcio è piena di giocatori che hanno fatto bene in un club per una sola stagione. Lui sapeva che sarebbe venuto a Roma in prestito. È venuto per giocare, non è cambiato niente rispetto a prima». Il rendimento sì: impeccabile nelle prime gare, meno preciso nelle ultime: «Gli errori ci stanno, ma il valore del portiere e del ragazzo non si discutono. Molta gente dovrebbe mettersi l’anima in pace e lasciarlo tranquillo».
NELLO SPOGLIATOIO – Tranquillità sembra però una parola che poco si adatta al portiere polacco, che da qualche giorno è un osservato speciale anche dei giocatori della Lazio. Nello spogliatoio biancoceleste, infatti, ci sarebbe una sua immagine mentre esulta dopo il vantaggio dell’Atalanta contro la squadra di Pioli. Quel gesto lo ha fatto adorare dai romanisti, ma dopo l’errore certificato da Garcia a Milano e l’intervista a Sky, ieri sembrava essere passata una vita e non solo pochi giorni. Adesso tocca a lui mettere a tacere voci e dubbi e magari fare come Pietro Vierchowod, una sola stagione in giallorosso culminata con lo scudetto: «Giocai quel campionato come se fosse l’unico e ultimo della mia carriera». Anche per questo i romanisti gli vogliono ancora bene.