Che partita sarà?
«Un confronto delicato, come sempre. E ancora una volta carico di significati. La Juve sta andando a mille, la Roma l’esatto contrario…».
In classifica tra le due squadre c’è un abisso…
«Eppure io sostengo che la rosa della Roma non è inferiore a quella della Juve. Anzi, la Roma ha alcune individualità che la Juventus si sogna…».
E allora perché un divario così netto?
«La Juve non sbaglia mai l’approccio alla partita, la Roma raramente lo azzecca. La Juve ha una continuità di rendimento che la Roma non ha mai avuto negli ultimi anni. Nella Roma la normalità è che non c’è normalità».
Lei avrebbe cacciato Zeman?
«Mai. Se prendi un allenatore come lui, e parli di progetto triennale, non puoi cacciarlo dopo sei mesi. Se lo cacci, vuol dire che non c’è un progetto. E, poi, ho l’impressione che i dirigenti non abbiano mai supportato al cento per cento il boemo».
Il difetto maggiore della Roma attuale?
«I troppi alti e bassi di rendimento. Ho visto partite belle come nessun’altra nel recente passato, tipo quella contro il Milan, e anche altre veramente da piangere…».
Problema di gioco o di giocatori?
«E chi lo sa? A Roma non si riesce mai a capirlo. Se la squadra gioca bene bene o male male con gli stessi giocatori il problema è di testa. Nel senso che non sempre si ha la testa giusta per affrontare l’impegno».
Si continua a dire che alla Juve manca un top player.
«Guardi, se io fossi un dirigente di Roma, Inter, Napoli, Milan e Lazio farei una colletta e regalerei ’sto benedetto top player alla Juve perché sono sicuro che sfascerebbe lo spogliatoio bianconero. Oggi la squadra di Conte è praticamente perfetta, se arriva una star addio equilibri…».
Che ne pensa del rigore scippato a Totti a Genova?
«Ai miei tempi juventini, nessuno si sarebbe mai permesso di togliere il pallone dalle mani di Platini… Quello che ha fatto Osvaldo va bene solo al Pezzana (un torneo amatoriale capitolino, ndr) dove il primo che arriva sul dischetto tira il rigore… Se non altro, Osvaldo ha dimostrato di avere personalità, oltre a non saper calciare un rigore…».
Il Messaggero – Mimmo Ferretti