Pagine Romaniste (R. Gentili) – Testa al Bayer. La Roma non accelera nella corsia facilitata dalle sbandate della Lazio, ma soprattutto di Atalanta e Milan. I giallorossi non vanno oltre lo 0-0 a Bologna. Riempita di seconde scelte, la squadra 2.0 pareggia contro i rossoblù di Motta. Un pizzico di rammarico viste le frenate di Lazio, Atalanta e Milan sorge, ma il pensiero di essere in vantaggio nel confronto col Leverkusen non può che alleviare l’amarezza. La Roma sale a 59 punti, due punti sotto il Milan e 4 dalla Lazio.
Questo ha pensato Mourinho quando ha disegnato la formazione. Rui Patricio e Dybala a casa, Svilar, Missori e Tahirovic dentro per coltivare le possibilità. Tutti e tre rispondono positivamente. Il portiere serbo segue attentamente i pericoli che incombono, mettendo sopra la traversa il tiro dalla distanza di Orsolini e facendosi trovare pronto negli altri sussulti. Missori, superata la tensione, non sfigura. Tahirovic controlla il centrocampo svolgendo un lavoro certosino in copertura.
Stecca Belotti, sui cui piedi ha vagheggiato la possibilità di vittoria della Roma. Convincente Ibanez, Pellegrini illuminato nel servire un Abraham che non riesce a concretizzare. Solbakken vivace, ma non accompagnato dai movimenti dei compagni.
Il primo tempo è in totale equilibrio: da una parte è Svilar e neutralizzare i tiri di Orsolini, soprattutto quello alto diretto sotto alla traversa ed alzato dal portiere serbo; dall’altra, invece, è Belotti a non affondare il colpo. Solbakken, vivace, poi affievolitosi, supera Sosa – non sarà la prima volta – ed appoggia dietro per il Gallo, in corsa e dunque incapace di dare forza e direzione alla palla. Abraham, che lo rimpiazza, non fa meglio ma almeno non c’è andato così vicino.
LE PAGELLE
Svilar 6,5 – Scende in campo dopo l’esordio in Europa League di settembre. Lecito aspettarsi ruggine, sfodera invece immediatamente prontezza, fondamentale sul tiro di Orsolini deviato sulla traversa. Resta sul pezzo: esce bene su cross imprecisi che piovono dalla sinistra giallorossa, controlla il tiro rasoterra di Dominguez.
Celik 6 – Imbucato più volte all’inizio perché deve coordinare anche Missori e non tiene la posizione. Stenta a creare pericoli, ne evita con scivolamenti difensivi. Un fastidio muscolare lo porta fuori. (Dal 54’ Mancini 6 – Tiene la posizione, sfiora il gol: la palla arriva sul secondo palo, non ci arriva per centimetri).
Cristante 6,5 – Si rinuncia a gran parte dei titolari, Bryan resta imprescindibile. Facile capire il perché: ammorbidisce la spigolosità di Arnautovic, fermato quando era partito minaccioso in contropiede all’alba del match. Svuota l’area, e la zona lì davanti, da ogni pericolo. Ricerca e trova l’immediata verticalità.
Ibanez 6,5 – Non facili i primi giri di lancetta: superato da subito, buca uscite che poi indovina. Spiccano un paio sull’esuberante Orsolini. Alza la voce ed il ritmo nella ripresa.
Missori 6 – Un minutino, minutito, per dirlo alla Mou, con l’Inter e 90 ora per diventare grande. Intimorito, troppo spesso se ne sta guardingo permettendo il pericoloso avanzamento di Barrow. Se tutti in avanti, si unisce alla spedizione. Partecipa più attivamente nel secondo tempo. La turbina di emozioni che albergano in lui producono attimi di confusione su cui Sosa e Barrow speculano. Come poi fa lui al primo spiraglio di spazio: si lancia sul cross di Zalewski al 20’, non ci arriva per pochi secondi.
Camara 6 – Crea il suo bel da fare a Tahirovic, nella sua scompostezza sa trovarsi nei trattenimenti delle linee rossoblù. Quella del tiro da lui tracciato nella ripresa si interrompe sul fondo.
Tahirovic 6,5 – Purificatore, costretto a sdoppiarsi per il vagheggiare di Camara. Annusa il pericolo ed interviene con risolutezza. (Dal 76’ Matic 6 – Controlla che non accada nulla di pericoloso).
Zalewski 6 – Nella più confortevole sinistra crea quel che a destra non gli riesce. Concesso qualcosa di troppo ad Orsolini, si riprende tutto con gli interessi. Cambia il gioco per l’inserimento di Missori, sfiora il cambio del risultato con la punizione che va poco sopra alla traversa. Spinge poco, sbaglia appoggi difensivi che avrebbero causato problemi.
Wijnaldum 6 – Giovedì Mou aveva detto che in caso di riscontri positivi lui e Dybala avrebbero potuto trovare minuti dall’inizio. Le fornisce ed il tecnico lo inserisce nel turnover con vista Bayer. Invisibile fino alla mezz’ora, in cui guadagna solamente una punizione in ripartenza, si interessa solamente nei minuti finali di primo tempo del match. Lo fa come gli conviene: un tiro pericoloso deviato in angolo e guadagna l’invitante punizione prima del duplice fischio. (Dal 54’ Bove 6 – “Va e azzanna tutti”, la consegna di Mourinho. Segue alla lettera: entra con le unghie ben affilate, rischia di graffiare subito la partita ma sul cross di Zalewski arriva qualche secondo dopo).
Solbakken 6,5 – Difficoltoso il primo quarto d’ora in cui sbaglia troppo, poi la gomitata – non sanzionata – di Sosa lo carica. Supera lo stesso esterno e mette dietro per la debole conclusione di Belotti. Se ne va altre volte, anche dall’altra parte, ma nessuno lo accompagna: ciò che viene messo in area va disperso. (Dal 70’ Pellegrini 6,5 – Serve la sua inventiva per provare a prendere i tre punti: da centrocampo presagisce la buona posizione di Abraham, lanciato millimetricamente ma che comunque non aggancia).
Belotti 5 – In corsa quando Solbakken gli affida la palla più pericolosa, scivola quando Barrow perde palla in area. Quanta fatica per tenere palla. (Dal 54’ Abraham 6 – Cercato da Pellegrini, fa di tutto per capitalizzare ma non ci riesce. Quel pallone dorato partito da centrocampo gli sfiora il piede destro, allungato a più non posso e che gli crea qualche fastidio. Di testa, due volte, non riesce a dare forza).
Mourinho 6 – I regali di Lazio, Atalanta e Milan permetterebbero di aprire alla possibilità di raggiungere la Champions attraverso il campionato, ma è troppo importante la gara di giovedì in Germania. Netto turnover, con addirittura Dybala e Rui Patricio rimasti a casa. Il Bologna cerca il colpaccio, la Roma 2.0 resiste. Esaurisce i cambi per cercare la vittoria: aumenta la pericolosità nel secondo tempo, manca la zampata finale. Ma la testa è a quella di Budapest.