Accusando i giocatori, o almeno quelli che «sono stati sopravvalutati non sul piano tecnico, ma caratteriale», Franco Baldini, il dg della Roma, sabato pomeriggio ha salvato Luis Enrique, cioè l’allenatore che lui stesso si è inventato (quasi) da nulla e che si è portato a Trigoria. Se la Roma ha già beccato quattordici volte in stagione, se – tra l’altro – è riuscita a farsi fare quattro gol dal Cagliari, dall’Atalanta e pure dal Lecce, non dal Barcellona o dal Real Madrid, la responsabilità – secondo Baldini – non è dell’allenatore ma di chi va in campo molle psicologicamente e fragile sotto l’aspetto caratteriale, «la Roma è una squadra bambina», la sua ricorrente definizione della squadra di Luis. Si riferiva per forza agli ultimi acquisti, Baldini. Perché nel post partita di Lecce si parlava di mercato, di costruzione della squadra e, quindi, la sua sottolineatura era rivolta a chi è arrivato da poco nella Capitale.[…]
Si può dire, ad esempio, che uno come Heinze sia stato «caratterialmente sopravvalutato»? Complicato. L’argentino ha commesso un sacco di errori tecnici, ma il carattere non gli è mai mancato. E, per motivazioni diverse, deve esser salvato anche Stekelenburg. E pure Osvaldo, che si è fatto sentire più volte con i compagni a forza di gol. Pjanic e Borini, guardando quanto accaduto prima di Lecce, appaiono al di sopra di ogni sospetto: bravi, tignosi e all’occorrenza trascinatori. Marquinho, l’ultimissimo arrivato, è caratterialmente ingiudicabile. Josè Angel è una grossa delusione non soltanto sotto il profilo caratteriale: il suo acquisto – ormai si può dire – è stato completamente sbagliato; idem per Kjaer, bruttissima copia del difensore ammirato ai tempi del Palermo. Gago, portato dall’Argentina in Europa da Baldini quando era ds del Real Madrid, fatica a stare tra le possibili delusioni caratteriali perché il dg ne conosceva benissimo pregi e soprattutto difetti. Nessuno aveva messo seriamente nel conto che Lamela, classe 1992, potesse o dovesse dare un contributo importante alla Roma sul piano caratteriale. A meno che Baldini a Lecce non si sia riferito anche alla capacità di un giocatore, pure di un ventenne, di essere da esempio (o stimolo) per i compagni, dato che Lamela – questo è certo – spesso ha giocato più per se stesso che per la squadra. Alla fine, oltre a quello del Coco, non resta che il nome di Bojan, ex Barça. Da lui, inutile negarlo, ci si aspettava di più (anche) sul piano della personalità: con quel palmares alle spalle, lo spagnolo – sulla carta – avrebbe dovuto garantire maggiore spessore, e non solo tecnico, alla Roma. Invece raramente è diventato protagonista a tutto tondo, cioè non soltanto tecnicamente. Ha segnato sei gol, ma solo due volte (contro Atalanta e Novara) la sua rete è servita per spaccare in due la partita. Doveva essere l’uomo in più di Luis, si sta rivelando l’uomo in meno della Roma.
Ipotesi tante, certezze poche. Perché il dg, dicendo quelle cose, oltre a salvare Luis Enrique potrebbe aver voluto lanciare una ciambella di salvataggio anche al ds Walter Sabatini, cioè a colui che materialmente ha fatto un mercato caratterialmente deludente.
Il Messaggero – Mimmo Ferretti