La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – Il Consiglio federale (decaduto) più breve della storia: meno di venti minuti sono sufficienti a votare all’unanimità l’ennesima fiducia alla Lega di A – che si tenga stretta la sua maggioranza qualificata, auguri –, e a fissare la data dell’assemblea elettiva, lunedì 29 gennaio. Una mossa che dovrebbe spedire in tribuna la palla di un eventuale commissariamento, anche se la A giovedì non riuscisse a rinnovare le sue cariche. Stuoli di esperti sostengono che avviare il percorso elettivo basta e avanza a dimostrare il regolare funzionamento degli organi direttivi della federazione, dunque come farà Giovanni Malagò, nel caso, a mettere sotto tutela la Figc?
SOLCO – Il presidente del Coni, fino all’ultimo, ha esercitato la sua personale moral suasion su Carlo Tavecchio, anche attraverso le ambasciate di Franco Carraro. «Il mio non è un consiglio, ma un appello al buon senso, quello che dovrebbe suggerire alla Figc di non fissare le proprie elezioni prima di verificare se la Lega di A riuscirà a rinnovare i suoi organi». Così parlava il presidente del Coni pochi minuti prima che i reduci di un Consiglio federale tecnicamente decaduto dopo le dimissioni di Tavecchio, avviassero la riunione lampo. «Era solo un appuntamento formale, Tavecchio ci ha comunicato la data delle elezioni, ne abbiamo preso atto», hanno commentato i vari Tommasi e Gravina all’uscita. In realtà, sul tavolo del presidente nei giorni scorsi sono arrivate le richieste di tutte le componenti, e del resto lui l’aveva posta come condizione, che tutti esprimessero la volontà di andare al voto entro i 90 giorni previsti dallo statuto federale. Senza il sostegno del suo Consiglio, in un momento di particolare debolezza politica, Tavecchio non avrebbe preso una decisione che finirà per allargare il solco con il Coni, ormai a distanza siderale.
RESISTENZA – La vigilanza di Malagò sugli affari calcistici, che il numero uno dello sport italiano ritiene doverosa in virtù del suo ruolo, per ora ha prodotto l’effetto di compattare tutte le componenti, schierate in difesa contro ogni ingerenza esterna. Da qui, le ripetute invocazioni al «senso di responsabilità» e all’«autodeterminazione» che si ascoltano nelle ultime ore. I prossimi giorni diranno se si tratta solo di un istinto di sopravvivenza o se questa ritrovata compattezza, seppure figlia della paura di finire commissariati e non toccare più palla, prepari davvero le truppe a schierarsi sullo stesso fronte, con un programma condiviso e convincente.
SCHERMAGLIE – Le proposte arriveranno? Intanto, sono partite le consultazioni che dovranno stabilire chi, tra Cosimo Sibilia, Damiano Tommasi e Gabriele Gravina, avrà il profilo e, soprattutto, i numeri per incarnare quella candidatura unica e autorevole che oggi, stante il perdurare dell’immobilismo in Lega di A, appare come l’unica arma credibile contro l’ipotesi commissariamento. Siamo ancora alle schermaglie iniziali, e infatti ogni possibile candidato resta sulle sue. Damiano Tommasi fa melina: «Al momento non c’è nessuna candidatura, è anche prematuro parlarne: sono concentrato sulle necessità dell’Assocalciatori». Gabriele Gravina continua a spingere sui programmi: «Non sono contrario ad alcuna candidatura, ma preferirei prima mettere a punto una piattaforma comune». Cosimo Sibilia rinnova il suo appello all’unità nazionale: «Mostriamo senso di responsabilità, dobbiamo essere in grado di riscriverci da soli le regole». Unico fuori dal coro, Renzo Ulivieri: «In linea di principio sono contrario al commissariamento, ma se dovesse essere necessario…». Che si senta escluso?